Nessuna preghiera resta inascoltata: lo ha assicurato Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì mattina, 9 gennaio, proseguendo nell’aula Paolo VI le catechesi dedicate al Padre nostro.In questa quarta riflessione — ha esordito il Pontefice soffermandosi sul brano del Vangelo di Luca (11, 9-13) contenente la nota esortazione «Bussate e vi sarà aperto» — «vediamo Gesù come orante». Ed è consolante, ha sottolineato Francesco, «sapere che Gesù prega per ognuno di noi». Al punto che, «ognuno di noi può» dirgli: «continua a pregare che ne ho bisogno».
Da questa considerazione preliminare ne scaturiscono altre indicate dal Pontefice ai fedeli. La prima è che «perfino la morte del Messia è immersa in un clima di preghiera». E perciò la preghiera di Gesù riesce a riconciliare «l’uomo con la sua nemica acerrima», cioè la morte. In secondo luogo, poiché nel passo evangelico si trova anche la richiesta di «uno dei discepoli, di poter essere educati da Gesù alla preghiera», di conseguenza pure «noi possiamo dire al Signore: insegna a me a pregare». Inoltre, ha proseguito il Papa, «da questa richiesta nasce un insegnamento, attraverso il quale Gesù spiega con quali parole e con quali sentimenti» ci si deve rivolgere a Dio. E «la prima parte di questo insegnamento è proprio il Padre Nostro».
L’orazione deve quindi ispirarsi a un atteggiamento di figliolanza — perché «abbiamo un padre: non un padrone né un patrigno» — e di fiducia, che può sconfinare persino nell’insistenza.«Quante volte — ha osservato il Pontefice — abbiamo bussato e trovato una porta chiusa?». Ebbene «Gesù ci raccomanda, in quei momenti, di insistere e di non darci per vinti», perché «la preghiera trasforma sempre la realtà».L’importanza della preghiera viene richiamata anche dal videomessaggio con l’intenzione per il mese di gennaio, in cui Francesco chiede ai giovani in partenza per la Gmg di Panamá — in programma dal 22 al 27 gennaio prossimi — di guardare a Maria come fonte di speranza e di gioia interiore.