Decine di migliaia di giovani italiani sono al circo Massimo per incontrare Papa Francesco. Per dire «siamo qui» sono venuti «da mille strade», hanno camminato insieme attraversando l’Italia e avendo come punti di riferimento gli incontri con la gente nei luoghi della fede e della sofferenza, anche e soprattutto i più periferici.
E con questo carico di speranza, dopo aver conosciuto il Paese nella sua realtà più vera, sono entrati a Roma, tra venerdì sera — in molti hanno dormito nelle parrocchie — e sabato mattina. La città eterna li sta accogliendo a braccia aperte. Un giovane popolo in festa, che non si è fatto spaventare dalle calde temperature di agosto e che sta contagiando con la sua gioia l’intera città. A Roma questa carovana è arrivata con storie da raccontare: e se i giovani di Torino sono partiti dal Cottolengo e hanno vissuto l’esperienza dell’ostensione della sindone apposta per loro, quelli siciliani non hanno esitato ad attraversare i luoghi dove la mafia ha sparso sangue e ingiustizie.
Non sono mancati gesti concreti di solidarietà ai poveri, ai carcerati, alle persone disabili e sole, agli anziani, agli ammalati. Di più, molti migranti, anche non cristiani, hanno condiviso il cammino con i pellegrinaggi diocesani, invitando così a superare paure e chiusure.Mentre il nostro giornale sta andando in stampa, al circo Massimo i giovani stanno ascoltando le prime note delle canzoni del gruppo rock vicentino The sun. «Cantiamo la nostra esperienza di conversione» racconta il loro leader, Francesco Lorenzi.Papa Francesco arriverà alle 18.15. E ha già annunciato di voler girare a lungo, con la jeep, tra i giovani per salutare tutti da vicino e ricambiare l’abbraccio di quanti hanno camminato, alcuni anche per seicento chilometri, per incontrarlo e ascoltarlo, per pregare e parlare con lui. Perché i giovani vogliono confrontarsi a tu per tu con Francesco. Saranno in cinque a rivolgergli direttamente la parola. Anzitutto Elena, trentenne di Modena, che gli consegnerà un pastorale di legno a nome dei giovani italiani.
Un segno simbolico di una Chiesa povera e che esce per le strade. «Abbiamo bisogno di sentire una Chiesa che ci accompagna» confida la ragazza.Don Michele Falabretti, responsabile della pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, spiega che al Papa non saranno poste domande: «In realtà i giovani condivideranno alcune riflessioni che hanno maturato in tre giorni di confronto». Temi che, a loro parere, danno voce alle inquietudini della loro generazione.
E così Letizia, di 23 anni, e Lucamatteo, di 21, porranno a Francesco la questione della costruzione di una propria identità personale. Mentre la ventiquattrenne Martina parlerà al Pontefice del discernimento nella vita e dell’idea di impegno e di responsabilità nei confronti del mondo. Sarà infine Dino, 27 anni, ad affrontare il tema della fede e della ricerca di senso.«Dopo questo dialogo e confronto avrà inizio la preghiera che — fa presente don Falabretti — intende raccogliere e rileggere l’esperienza dei pellegrinaggi: il cammino di ciascuno è fatto dalla strada percorsa negli ultimi giorni, ma anche dall’esperienza di vita, di ricerca di senso e di discernimento vocazionale di ognuno».
«La meditazione — annuncia il sacerdote — occuperà buona parte del tempo e servirà a verificare quando e come la fede è riuscita a provocare il cammino di ciascuno». Poi «alla luce della parola di Dio si cercherà di suscitare sentimenti di riconoscenza e di domanda, affidando al Signore il cammino personale e il cammino della Chiesa, chiamata dal Papa al percorso sinodale, perché doni spirito di sapienza e forza nei passi successivi».C’è, appunto, il Sinodo dei vescovi — che si svolgerà dal 2 al 28 ottobre e sarà dedicato proprio ai giovani — al centro di questa “due giorni” romana. Sempre la Cei organizza una veglia di preghiera alla vigilia dell’assise dei vescovi. «Ma stavolta, considerato che riguarda i giovani, è stata scelta una data che consentisse, appunto, una più larga partecipazione alla preghiera» aggiunge il sacerdote.
A conferma di quanto detto dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, presentando l’iniziativa: «I giovani non sono un oggetto di cui la Chiesa si interessa ma un soggetto vivo e saranno loro a dirci cosa vogliono dalla Chiesa». Un pensiero che il cardinale ha rilanciato, venerdì, incontrando in piazza San Pietro i giovani della sua arcidiocesi di Perugia - Città della Pieve. E rimarcando il fatto che «il pellegrinaggio è una metafora della vita, un’esperienza che si fa insieme, in comunione».Papa Francesco farà rientro in Vaticano intorno alle 20.30. Ma per i giovani la sera sarà ancora lunga. Per due ore balleranno e canteranno con le musiche di alcuni artisti: da big come Alex Britti a gruppi come i Rulli frulli, nati in Emilia per ricucire le ferite del terremoto e aiutare i disabili a esprimersi e comunicare.
«Vado al massimo» è il titolo di questo momento più leggero dell’esperienza del pellegrinaggio.E poi i giovani vivranno Roma nella sua essenza cristiana. Così le porte di diciannove chiese del centro saranno spalancate, da mezzanotte alle sei, per una «notte bianca». In questo modo i ragazzi e le ragazze vivranno l’esperienza dell’adorazione eucaristica e della preghiera, partecipando anche a momenti di riflessione culturale e di significativo valore sociale e spirituale.
Dalle 6.30 di domenica 12 agosto appuntamento in piazza San Pietro. Alle 9.30 il cardinale Bassetti concelebrerà la messa con i vescovi italiani e tantissimi sacerdoti che seguono i giovani nel loro percorso di fede nelle parrocchie ma anche nelle associazioni, nei movimenti e nelle diverse comunità ecclesiali. Tutte queste realtà infatti hanno aderito al pellegrinaggio, segno di unità della Chiesa italiana.Francesco incontrerà poi i partecipanti all’appuntamento romano a partire dalle 11.30, al termine dell’Eucaristia. Pregherà con loro l’Angelus e poi benedirà i doni che porteranno a Panamá a gennaio per la giornata mondiale della gioventù: una statua della Madonna di Loreto e una croce di San Damiano. E con la benedizione del Papa «per mille strade», i giovani faranno ritorno alle loro case, portando con loro la parola e il messaggio di «un testimone», come lo ha definito il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro, che come molti presuli si è rivolto ai giovani pronti a mettersi in marcia verso il circo Massimo. «Il Papa — ha detto dopo la messa celebrata nel santuario di Santa Maria della Rotonda — è un testimone credibile: lasciatevi stimolare e incoraggiare da lui. Francesco ci richiama alla vita buona, alla carità; c’incoraggia a riconoscere nei poveri e nei perseguitati “la carne di Cristo”». (giampaolo mattei)