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FEDE E RELIGIONI | 02 giugno 2017, 09:30

Per la formazione dei giovani preti

Per la formazione dei giovani preti

Pregare, camminare e condividere: è il triplice compito affidato dal Papa ai giovani preti «che vivono la gioia degli inizi del ministero e insieme ne avvertono il peso».Nell’udienza ai partecipanti all’assemblea plenaria della Congregazione per il clero — ricevuti in Vaticano stamane, giovedì 1° giugno — Francesco si è soffermato soprattutto sulla necessità di una buona formazione del giovane prete. Egli, infatti, «vive tra l’entusiasmo dei primi progetti e l’ansia delle fatiche apostoliche nelle quali si immerge», e di conseguenza «le sue spalle iniziano a essere gradualmente gravate dal peso della responsabilità, dai numerosi impegni pastorali e dalle attese del popolo di Dio».

Ecco allora — ha suggerito il Pontefice — che chi si occupa di formazione dovrebbe domandarsi di cosa necessiti il giovane sacerdote «perché i suoi piedi non si paralizzino davanti alle paure e alle prime difficoltà» e perché non abbia «la tentazione di rifugiarsi nella rigidità o di lasciare tutto ed essere un “disperso”». E la risposta a questi due interrogativi è stata suggerita dal Papa direttamente ai giovani preti, con l’esortazione a fidarsi di Dio: egli — ha spiegato — «dopo avere fatto innamorare il vostro cuore, non lascerà vacillare i vostri passi. Ai suoi occhi siete importanti ed egli ha fiducia che sarete all’altezza della missione a cui vi ha chiamati».

Per questo, ha sottolineato con particolare enfasi, «è importante che i preti giovani trovino parroci e vescovi che li incoraggino, e non solo li aspettano perché c’è bisogno di ricambio e di riempire posti vuoti».

In proposito il Pontefice ha denunciato la tendenza a «riempire quei posti con gente che non è stata chiamata dal Signore» e ha raccomandato “prossimità” perché «non si può far crescere e santificare un sacerdote senza la vicinanza paterna del vescovo». Solo così, ha concluso, è possibile evitare il rischio «del “prete burocrate”, che è “chierico di Stato” e non pastore del popolo».

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