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FEDE E RELIGIONI | 07 maggio 2015, 09:30

VATICANO: Missione e non mestiere

VATICANO: Missione e non mestiere

Il compito della Guardia svizzera pontificia non è un mestiere, ma una missione; non è un lavoro ma una vocazione. E in particolare nel nostro tempo caratterizzato «da inquietudine e carenza di orientamento», in cui «la fedeltà sembra diventata secondaria o particolarmente ardua da conseguire». Lo ha sottolineato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, durante la messa celebrata, all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro, mercoledì mattina, 6 maggio. È il giorno in cui si commemora l’eroica morte di 147 soldati elvetici caduti in difesa del Pontefice nel Sacco di Roma del 1527.

All’omelia il porporato ha sottolineato come questa festa importante per il Corpo militare sia «il momento più significativo ed emozionante nella vita di ogni guardia, che in questa ricorrenza giura di servire con tutte le forze il Successore di Pietro». La celebrazione con la quale è iniziata la giornata — ha aggiunto il cardinale — vuole essere perciò un atto di ringraziamento e di affidamento al Signore, «consapevoli che è Dio a suscitare in noi il volere e l’operare». Perché «in Lui ogni opera buona ha il suo inizio e il suo compimento».

Anche l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, la sera precedente, nel presiedere la commemorazione dei caduti e nel conferire delle onorificenze nella piazza dei protomartiri romani, aveva ripreso il tema dei tralci uniti alla vite. Nella circostanza ha espresso il desiderio che questa immagine si imprima «profondamente nella coscienza» delle guardie, perché «essa è molto efficace, molto utile per comprendere e vivere il legame con il Signore Gesù». Infatti, ha proseguito, di fronte a «decisioni importanti per la famiglia, per la professione, per l’impegno sociale ed ecclesiale, in qualunque momento della vostra vita — ha detto loro — potete contare sul fatto che siete tralci della vite che è Cristo e che uniti a Lui non vi mancherà la linfa vitale per condurre al meglio le vostre scelte, per essere utili agli altri, persone che amano Dio e il prossimo come Cristo ci ha insegnato».

Il presule ha sottolineato come la festa della Guardia svizzera pontificia sia uno tra i più suggestivi appuntamenti della Città del Vaticano, «piccolo Stato che vanta la plurisecolare presenza di un “esercito” di giovani provenienti dalla nobile nazione elvetica». Si tratta di una «festa di memoria, di sguardo al futuro e anche di gratitudine». Nell’assegnare alcune onorificenze, il sostituto della Segreteria di Stato ha spiegato che «si tratta di distinzioni assegnate ai singoli, ma che costituiscono un segno della riconoscenza e dell’apprezzamento del Santo Padre e dei suoi collaboratori nei confronti di tutto il Corpo».

Il presule ha poi aggiunto «l’espressione sincera di augurio e di buon lavoro al nuovo comandante, il colonnello Christoph Graf, che da poco ha assunto il delicato e impegnativo incarico e per la prima volta assiste alla cerimonia».

o.s.

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