/ FEDE E RELIGIONI

FEDE E RELIGIONI | 04 settembre 2014, 09:00

ETEROLOGA: INTERVISTA ALL'ARCIVESCOVO DI TORINO MONS. CESARE NOSIGLIA

Anticipazione dal settimanale diocesano "La Voce del Popolo" di domenica 7 settembre, in uscita oggi

ETEROLOGA: INTERVISTA ALL'ARCIVESCOVO DI TORINO MONS. CESARE NOSIGLIA

--D: Mentre il Governo ha in cantiere la definizione, attraverso una
nuova legge, delle norme per la fecondazione eterologa, alcune Regioni
hanno già deciso di procedere nell'avvio dei servizi.  Come
orientarsi, in un quadro normativo così incerto?

--MONS. NOSIGLIA: Si direbbe che in Italia le questioni di rilevanza
bioetica vengano gestite nei tribunali anziché nelle appropriate sedi
legislative; e ciò accade, sovente, a causa delle  lungaggini della
macchina politica e burocratica. Ora, dopo la sentenza della Corte
Costituzionale del 9 aprile scorso che ha dichiarato illegittimo il
divieto dell'eterologa, è doveroso che al più presto vengano date
norme sicure che regolamentino la questione su tutto il territorio
nazionale per evitare il far west, le derive eugenetiche e
l'instaurarsi di un subdolo mercato procreativo animato dalla
<<patologia del desiderio>> e dalla logica del figlio a tutti i costi.
La generazione di una persona non può essere confusa con la produzione
di un oggetto fatto a dimensione dei propri bisogni e della propria
insaziata sete di genitorialità.


--D: Perché la Chiesa non approva la fecondazione eterologa?

--MONS. NOSIGLIA: Il Magistero della Chiesa è intervenuto più volte
sul problema della procreazione medicalmente assistita. La
Congregazione per la Dottrina della Fede in particolare affronta il
tema in due documenti: Donum vitae (1987), Dignitas personae (2008).
Il primo precisa che il concepito non può essere voluto <<come il
prodotto di un intervento di tecniche mediche e biologiche: ciò
equivarrebbe a ridurlo a diventare l'oggetto di una tecnologia
scientifica. Nessuno può sottoporre la venuta al mondo di un bambino a
delle condizioni di efficienza tecnica valutabili secondo parametri di
controllo e di dominio>> (II,B.4c). Questa osservazione vale già per la
fecondazione omologa, cioè per la procreazione artificiale realizzata
con i gameti dei coniugi. A maggior ragione risulta ineludibile per la
fecondazione eterologa, ottenuta mediante l'incontro di gameti di
almeno un donatore estraneo alla coppia. Così si priva il nascituro
della relazione filiale con le sue origini parentali e c'è il rischio
di ostacolare la maturazione della sua identità personale.


--D: Che cosa si potrebbe fare per favorire vie diverse dall'eterologa
alle coppie sterili che desiderano un figlio?

--MONS. NOSIGLIA: La sofferenza degli sposi che non possono avere
figli o che temono di mettere al mondo un figlio con problemi di
handicap, è una sofferenza che tutti debbono comprendere e
adeguatamente considerare. Da parte degli sposi il desiderio di un
figlio è naturale: esprime la vocazione alla paternità e alla
maternità inscritta nell'amore coniugale. Questo desiderio può essere
ancora più forte se la coppia è affetta da sterilità che appaia
incurabile. Tuttavia il figlio non è un qualche cosa di dovuto e non
può essere considerato come oggetto di proprietà: è piuttosto un dono,
<<il più grande>> e il più gratuito del matrimonio, ed è testimonianza
vivente della donazione reciproca dei suoi genitori. Non esiste, come
invece si vorrebbe far credere, un <<diritto al figlio>>. È quindi molto
opportuno favorire maggiormente le adozioni e pubblicizzare anche la
possibilità per le donne gravide che, per i più diversi motivi, non si
sentono nella condizione adatta ad allevare un figlio, di consentirne
l'adozione, come è già previsto nell'ordinamento italiano. Va ancora
notato che la coppia adottante vive al suo interno la stessa
situazione genitoriale. Al contrario se una coppia ricorre
all'eterologa quando solo uno dei due partner è sterile, si rischia di
creare, con l'intrusione del terzo (il donatore), un grave disagio
psicologico in chi non ha capacità generative: un disagio che potrebbe
nel tempo compromettere la serena crescita anche del figlio.


--D: L'adozione da parte di una coppia di due donne omosessuali ha
riportato al centro del dibattito un nodo complesso e difficile che
investe la famiglia e i minori in particolare. Che cosa può dirci
anche su questo?

--MONS. NOSIGLIA: Bisognerà adeguare il detto, antico come il mondo,
che di mamma ce n'è una sola? Credo di no e nessun giudice potrà mai
cambiare questo fatto naturale e indiscutibile. La sentenza che ha
permesso questo tipo di adozione è preoccupante sotto due profili:
quello giuridico perché la magistratura dovrebbe applicare le leggi
non sostituirsi ad esse. In secondo luogo questa sentenza non tiene in
alcun conto il diritto primario di un bambino di rapportarsi nella sua
crescita a un padre e una madre, soggetti insostituibili nella vita di
un figlio. Ogni uomo ha il diritto di conoscere e rapportarsi con chi
lo ha generato e fino a prova contraria la generazione esige l'apporto
determinante di un uomo e di una donna. Infine mi chiedo se ogni
desiderio pure legittimo di una persona debba trovare accoglienza e
riconoscimento sia giuridico, sia legislativo a scapito di altri
diritti ( non desideri)primo tra tutti quelli di un bambino che non è
un prodotto da comprare, vendere, possedere e manovrare come un
oggetto a proprio piacimento.
Questa problematica come l'altra della fecondazione eterologa ci
richiama all'esigenza di rimettere al centro della riflessione
culturale e pastorale il grande tema di quale umanesimo oggi abbiamo
bisogno. Il Convegno ecclesiale di Firenze del 2015 lo affronterà con
ampiezza e profondità. Gli umanesimi imperanti nella cultura ci
mettono di fronte a una serie di aspetti problematici e devastanti
perché lesivi spesso della integrità dell'essere uomo nelle sue radici
naturali e sociali. È una cultura succube dell'individualismo, attenta
sempre ai diritti e mai ai doveri. Con essa bisogna nondimeno
confrontarsi lucidamente e serenamente perché non mancano, anche in
tali contesti, interrogativi e appelli che possono spingere a
riscoprire la ricchezza dell'umano così come traspare in Gesù Cristo,
senza darlo per scontato, ma facendolo rivivere nelle sue potenzialità
più vere e affascinanti che indicano la direzione di marcia per una
piena, vera, libera e responsabile umanizzazione.

--D: Al di là di questi specifici temi che hanno una grande rilevanza
sui mass-media cosa pensa sia necessario oggi per dare serenità e
sicurezza alle famiglie?

--MONS. NOSIGLIA: Anzitutto occorre che   la famiglia sia promossa
nella sua identità naturale e sociale. La precarietà anche culturale
di cui è fatta oggetto la indebolisce sempre più nelle sue vitali
funzioni di cardine del futuro della società. Guardando poi alla
situazione di tante famiglie oggi nel nostro territorio possiamo dire
che esse patiscono di tante fatiche che le preoccupano, ma offrono
anche risposte forti e ricche di solidale impegno per farvi fronte con
fiducia. Certo occorre che le istituzioni e le forze imprenditoriali e
del mondo del lavoro, politiche e sociali considerino con molta cura i
problemi e le esigenze che emergono sempre più evidenti nella loro
vita e ne sostengano gli sforzi mediante una comune politica familiare
che veda questa realtà posta al centro dello sviluppo sociale del
Paese. C'è bisogno di spezzare le catene di individualismi che
rappresentano un costo sociale altissimo e non producono alcun ritorno
positivo sulla comunità nel suo insieme.

(A cura di Marco Bonatti)

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore