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Autonomie VdA | 13 gennaio 2023, 10:55

LA DEMOCRAZIA E LA MISURA DEL CONSENSO

Troppe sono le forzature di questa nostra politica sospesa, dove le responsabilità sono valutate sulla base di vecchie concezioni del potere

LA DEMOCRAZIA E LA MISURA DEL CONSENSO

Scivolando verso quest’anno privo di prospettive, troviamo le incognite sul futuro della nostra economia legata a regole che non lasciano spazio né all’iniziativa né all’improvvisazione.

Troppe sono le forzature di questa nostra politica sospesa, dove le responsabilità sono valutate sulla base di vecchie concezioni del potere. Infatti, non sempre le prospettive tengono conto delle varie opzioni politiche.

Il Governo fa quello che può: salti di qualità non se ne vedono e si naviga a vista. Non era questo il tracciato costituzionale del dopo guerra, quando si trattava di garantire progresso e futuro alle nuove generazioni. Le priorità sono sotto gli occhi di tutti mentre si avverte il clamore generato dall’assenza del lavoro, un grande obiettivo processato senza le dovute precauzioni e  senza tener conto del libero esercizio dell’offerta.

I propositi valgono fino ad un certo punto: poi, subentra lo sgomento perché appare difficile mantenere un apparato che da solo consuma quasi tutte le energie disponibili. Così, il governo si limita ad essere il promotore di se stesso ed assume un distacco crescente dei bisogni reali del Paese.

Quando si vive alla giornata, è possibile contare le ore, ma poi sfugge il tempo nella sua misura priva di limitazioni. Ciò non significa che il 2023 non prometta nulla di buono, ma vuol dire che può essere considerato come elemento costitutivo in vista dell’anno 2024, quello delle Europee.

Allora, avremo la misura del consenso e conosceremo il destino di una classe politica che ha ottenuto una minoranza di voti rispetto alle opposizioni ed alle pesanti astensioni che gettano una luce drammatica sulle carte della democrazia. Dicono che il tempo è galantuomo e presto sapremo se questa è solo una battuta oppure se qualche cosa cambierà.

Più viene interpretata comodamente la suprema carta costituzionale, più siamo in presenza di un libera tutti che scioglie le briglie della convenienza pubblica andando ad esaltare interessi e scopi ultronei rispetto alla gravità degli interrogativi posti con insistenza dalla crisi economica, dalle relazioni internazionali indebolite per la spietata concorrenza delle principali potenze mondiali ed infine dai bisogni impellenti delle nuove generazioni che rischiano di ereditare non solo un vuoto programmatico, ma anche tutti i danni di un sistema complessivamente debole ed impoverito dalla natura stessa degli avvenimenti.

Platone diceva: “Ci sarà un buon governo solo quando i filosofi diventeranno re o i re diventeranno filosofi”; ed aggiungeva: “La democrazia trapassa in nepotismo. La democrazia è una forma piacevolissima di governo, piena di varietà e di disordine, e dispensa una sorta d’eguaglianza agli eguali come agli ineguali.”

gianfrancofisanotti@gmail.com

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