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Autonomie VdA | 30 dicembre 2022, 08:00

VERSO IL 2023 CON SPERANZE DI PACE

L’Europa, la Terra dei popoli, deve fare la sua parte tenendo presente che la posta in gioco è il futuro delle nuove generazioni che aspirano ad una vera prosperità nel segno del progresso e della convivenza civile

VERSO IL 2023 CON SPERANZE DI PACE

Nel crocevia di date significative come quelle del Natale e del capodanno si è abbattuta una tempesta pubblicitaria senza precedenti, come se bastasse spargere ottimismo per migliorare le attese e le prospettive dell’anno che verrà. Sarà, quello del 2023, un anno problematico e difficile vuoi per la congiuntura economica vuoi ancora per le condizioni politiche che vedono una continua ed ostinata contrapposizione tra le forze in campo.

Dall’Europa giungono segnali che vanno ad imbottigliare scadenze e doveri difficili da rispettare, ragione per la quale i ritardi italiani sono endemici e costanti. Il conflitto in corso non accenna a spegnersi ed anzi è aggravato da una intensità senza precedenti che mette a dura prova le energie disponibili per una pace giusta. Quando al termine pace si aggiunge l’aggettivo “giusta” significa che siamo veramente in alto mare per la semplice ragione che la pace in se è già un compromesso e che, come tale, essa non ha bisogno di corollari. Se poi uno dei contraenti esige il ritorno alla situazione quo ante – quella che ha generato la guerra – allora si intuisce che la pace viene reclamata e conclamata solo “apertis verbis”, cioè per finta. Viene proprio il sospetto che si voglia coinvolgere comunque l’Europa in una diatriba che per la verità riguarda solo l’Ucraina.

Basta ricostruire la successione degli avvenimenti per cogliere in tutta la sua gravità ciò che è iniziato nel 2014  con la pesante sottomissione delle minoranze etniche filo russe presenti nell’Est dell’Ucraina e soffocate nella loro legittima aspirazione all’uso della lingua madre. Se una qualsiasi Nazione nel mondo nega la cittadinanza alle proprie minoranze etniche, si creano le premesse per controversie che spesso sconfinano in lotte armate, come si è visto in tante parti del mondo.

Non a caso, proprio in questi periodi si cita l’esempio dell’Alto Adige Italiano che pur parlando la lingua tedesca fa parte del territorio nazionale con tutte le garanzie statutarie previste da una legge costituzionale. In ogni caso l’auspicio di una conclusione della guerra in corso alle porte dell’Europa deve essere sostenuto dalle Nazioni Unite con tutto il vigore necessario. L’Europa, la Terra dei popoli, deve fare la sua parte tenendo presente che la posta in gioco è il futuro delle nuove generazioni che aspirano ad una vera prosperità nel segno del progresso e della convivenza civile.

Non è nemmeno il caso di sottolineare la necessità di rapporti di amicizia e di collaborazione tra le genti d’Europa ed il popolo Russo, quello stesso popolo che ha tanto sacrificato per fermare il nazismo. Dobbiamo essere fedeli alleati dell’Occidente e quindi amici degli Stati Uniti d’America ma contestualmente dobbiamo mantenere sempre aperto un dialogo proficuo ed amichevole proprio con i Paesi confinanti ad iniziare dalla Russia, che ha un suo spazio vitale e che pretende giustamente il rispetto della sua sicurezza interna ed internazionale.

La pace, dunque, sia come necessità sia come strumento di collaborazione e di amicizia fra tutti i popoli della terra: l’Europa non può essere l’anello debole delle guerre commerciali in corso per una supremazia che non lo incoraggia la collaborazione auspicata a parole da tutte le grandi potenze mondiali.

gianfrancofisanotti@gmail.com

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