Perché no?
Quando l’Associazione di volontariato Comunque Valdostani – e la ringrazio di cuore – mi ha proposto di tenere una rubrica settimanale nella testata giornalistica di cui è titolare ho avvertito una consonanza, e ho deciso di accettare.
Mi preme ora, al debutto di questa avventura, rendere pubbliche le ragioni.
I cittadini avranno compreso che non amo troppo la piazza dei social: in un mondo dove si premia la performance a ogni costo, vince chi mostra i muscoli più poderosi e la voce più squillante. Non solo, la prontezza con la quale si può reagire a una sollecitazione – visiva o concettuale che sia – tende a suscitare in prima linea le viscere più che le menti, la violenza piuttosto che la riflessione. Mi dispiace deludere i frequentatori di arene, gli amanti del sangue e delle vendette, ma io tendo a defilarmi, a costo di farmi flagellare senza difesa. Se ci pensate, non è cambiato nulla dall’antica Roma: basta un errore e la belva è pronta a sbranarti e il popolo acclama. E i gesti che decretano il tuo destino sono i medesimi: pollice alto sei salvo, pollice verso, è finita.
Non nego il fatto che il pettegolezzo rivesta un ruolo chiave nella vita della specie umana: l’antropologo Robin Dunbar (2004) ci ricorda che il 65% del tempo di conversazione tra esseri umani è dedicato al gossip, ed è probabile sia stata questa una delle molle dell’evoluzione che ha permesso all’intelligenza umana di affinare le proprie armi di controllo, di difesa e di conquista nelle relazioni sociali, soprattutto nel Neolitico. Tuttavia, abbiamo altrettanto bisogno di orizzonti, di pensieri di sfondo che ispirino la nostra scialba – in questi tempi drammatica e claustrofobica – quotidianità. In particolare la politica, quella antica fatta di cura della vita pubblica, non solo di amministrazione, organizzazione e direzione della città ha bisogno di tenere lo sguardo alto, sebbene con i piedi ben saldi a terra. Per questo non tratteremo di contingenze, di piccoli eventi sfuggevoli, ma prenderemo spunto da questi per fare considerazioni più ampie e inclusive in modo che, in quella che il fisico Carlo Rovelli chiama “schiuma danzante di piccolissimi quanti” ovvero nell’Universo e nella nostra misera storia, possiamo trovare il tempo per fermarci un po’, meditare e trascendere, andare oltre… Naturalmente il sottoscritto per primo.
E se poi qualche lettore vorrà scrivere aggiungendo sue riflessioni alle mie sarò felice di dialogare, ma non l’un contro l’altro armato, bensì in un gioco garbato di scambi d’idee e di pensieri costruttivi.
Una testata giornalistica, seppur virtuale, mi pare dunque la sede migliore per utilizzare la penna con questo spirito. Ciò non esimerà certo chi scrive quotidianamente nelle medesime pagine di politica e d’amministrazione dal criticare l’operato del sottoscritto e della sua giunta nel nome sacrosanto della libertà di espressione, valore da difendere a ogni costo e in ogni luogo.
Allora, si parte.