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FEDE E RELIGIONI | 29 dicembre 2016, 09:30

Non sono solo stelle

Non sono solo stelle

«Lamentarsi con il Signore è un modo di pregare»: Papa Francesco ha tratto questo insegnamento dalla rilettura della vicenda biblica di Abramo, proposta all’udienza generale di mercoledì 28 dicembre. Proseguendo nell’aula Paolo VI le catechesi settimanali sul tema della speranza cristiana, il Pontefice ha rievocato la straordinaria fede di colui che «credette alla parola di Dio che gli prometteva un figlio, sperando “contro ogni speranza”, tanto era inverosimile quello che il Signore gli stava annunciando».

Da qui la capacità di Abramo di aprirsi «a una speranza in apparenza irragionevole; di andare al di là dei ragionamenti umani, della saggezza e della prudenza del mondo, di ciò che è normalmente ritenuto buonsenso, per credere nell’impossibile». Infatti «la speranza apre nuovi orizzonti, rende capaci di sognare» e «ci dà tanta forza nella vita». Ma, ha avvertito il Papa, quello di Abramo è «un cammino difficile», al punto che egli rischia di perdere la pazienza e finisce con il lamentarsi con il Signore. In proposito Francesco ha confidato che quando confessa si sente dire: «mi sono lamentato con il Signore...»; e la sua risposta è: «Lamentati, lui è padre!».

Del resto, «la fede non è solo silenzio che tutto accetta senza replicare, la speranza non è certezza che mette al sicuro dal dubbio e dalla perplessità». Invece per il Pontefice «fede è anche lottare con Dio, mostrargli la nostra amarezza, senza “pie” finzioni. Bisogna avere — ha esortato — questo coraggio! E questo è la speranza. E speranza è anche non avere paura di vedere la realtà per quello che è e accettarne le contraddizioni».

Abramo «si rivolge a Dio perché lo aiuti a continuare a sperare». Anzi il Papa ha fatto notare una curiosità: «non chiese un figlio» ma «chiese: “Aiutami a continuare a sperare”». Eppure, di nuovo il Signore «non offre appigli» che possano far sentire Abramo rassicurato. «La sua unica sicurezza è fidarsi e continuare a sperare». Lo stesso segno donatogli «è una richiesta di continuare a credere e a sperare: “Guarda in cielo e conta le stelle. Tale sarà la tua discendenza”».

Insomma, «è ancora una promessa, qualcosa da aspettare per il futuro». Ma nel contempo — ha assicurato Papa Francesco — «Dio porta fuori Abramo dalla tenda» delle «sue visioni ristrette e gli mostra le stelle». Infatti, ha concluso, «per credere è necessario saper vedere con gli occhi della fede; sono solo stelle, che tutti possono vedere, ma per Abramo devono diventare il segno della fedeltà di Dio».

E questo, ha aggiunto attualizzando di nuovo la riflessione, è anche «il cammino della speranza che ognuno di noi deve percorrere. Se anche a noi rimane come unica possibilità quella di guardare le stelle, allora è tempo di fidarci di Dio».

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