Chez Nous - 26 dicembre 2025, 09:00

Merci Meloni

Grazie Meloni

Merci Meloni

Grazie Meloni.
Grazie per aver reso il Mediterraneo un confine armato, non di navi di soccorso ma di omissioni. Grazie per aver trasformato il mare in una sentenza capitale senza processo, dove la colpa è nascere dalla parte sbagliata del mondo. Grazie per ogni naufragio che “non dipende da noi”, per ogni corpo che non arriva a riva e quindi non disturba il dibattito politico, per ogni morte che diventa una statistica utile a giustificare una linea dura.

L’ultima strage è di Natale. Un Natale qualunque, di quelli in cui si parla di famiglia, di valori, di radici cristiane sbandierate come un marchio. Centosedici migranti morti, un solo superstite, salvato non da uno Stato ma da un pescatore tunisino. La barca era partita da Zuwara, in Libia, ed è affondata al largo delle coste libiche, nel maltempo. Ma prima ancora è affondata nell’indifferenza programmata.

Alarm Phone lo denuncia senza giri di parole: nessun intervento, nonostante le ripetute richieste di soccorso. Avvisi ignorati, informazioni non condivise, nessuna operazione di ricerca e salvataggio avviata una volta scomparsa la barca. Non un errore, non una svista, ma un metodo. Perché oggi il soccorso non è più un dovere: è un fastidio.

E mentre il mare inghiotte uomini, donne e bambini, Matteo Salvini ringrazia. Ringrazia perché “meno sbarchi” è diventato il metro di giudizio del successo politico. Poco importa se il prezzo sono 116 morti in una notte, oltre 1700 nel solo 2025 nel Mediterraneo. Migranti condannati a morte e un vicepremier che applaude perché non sono arrivati vivi sulle nostre coste.

È questo il trucco più cinico: non accoglierli non perché non esistano, ma perché non sopravvivano. Spostare la frontiera sempre più a sud, delegare ai libici, ai tunisini, al mare stesso il lavoro sporco. Se muoiono prima, il problema non si pone. Se affondano lontano, non fanno notizia. Se non arrivano, la propaganda può raccontare che la linea dura funziona.

Monsignor Perego, su Vatican News, lo ricorda con parole che dovrebbero imbarazzare chi governa in nome di Dio e della Patria: la storia della famiglia di Nazareth si ripete nel cammino di profughi e profughe. Prima vengono le persone, poi i confini. Ma oggi accade l’esatto contrario: i confini prima di tutto, anche quando per difenderli si accetta che esseri umani annegano a poche miglia da una costa europea.

Il governo Meloni rivendica ordine, legalità, sovranità. Ma uno Stato che riceve SOS e li ignora, che criminalizza chi salva e stringe accordi con chi tortura, che considera il soccorso una debolezza e la morte una soluzione, non è uno Stato forte. È uno Stato che abdica alla propria umanità e la chiama realpolitik.

Grazie Meloni, dunque.
Grazie per ogni naufragio archiviato come fatalità. Grazie per ogni titolo che parla di “sbarchi evitati” senza contare i morti. Grazie per aver insegnato che la disumanità può essere venduta come fermezza, che l’inerzia può essere spacciata per sicurezza, che l’assenza di coraggio morale può diventare programma di governo.

Ma la verità è ostinata, e galleggia anche quando si tenta di affondarla: non sono i migranti il problema. Il problema è una politica che ha deciso che alcune vite valgono meno di un sondaggio. Un’Europa che guarda altrove. Un’Italia che tace. Un governo che ringrazia mentre il mare si riempie di nomi che non sapremo mai.

E allora diciamolo senza ipocrisie: quando uno Stato sceglie di non salvare, sta scegliendo di uccidere per omissione. Quando un ministro esulta per un barcone che non arriva, sta brindando a una tomba invisibile. Quando una premier difende questa linea come “difesa dei confini”, sta solo confessando che quei confini valgono più della vita umana.

Il Mediterraneo non è un’emergenza: è una fossa comune.
E non è colpa del mare. È una scelta politica. Precisa. Ripetuta. Rivendicata.

Grazie Meloni

Merci Meloni,
d’avoir fait de la Méditerranée une frontière mortelle, où l’inaction est devenue une politique et le silence une stratégie. Merci d’avoir transformé la non-assistance en vertu d’État, et la mort en mer en variable acceptable du contrôle des frontières.

La dernière tragédie, survenue à Noël, est d’une brutalité qui ne peut plus être qualifiée d’accident. Cent seize migrants ont péri après le naufrage de leur embarcation partie de Zuwara, en Libye. Un seul survivant, sauvé par un pêcheur tunisien. Aucun secours étatique. Aucun dispositif de recherche et de sauvetage déclenché malgré les alertes répétées.

Alarm Phone l’a documenté avec précision : appels ignorés, informations non partagées, absence totale de coordination. Ce n’est pas un dysfonctionnement ponctuel, mais le résultat d’un choix politique clair : réduire les arrivées en empêchant les survivants d’arriver.

Dans ce contexte, les remerciements de Matteo Salvini pour la baisse des débarquements prennent une signification glaçante. Car ces chiffres ne disent pas moins de migrations, mais plus de morts. Plus de 1 700 personnes ont déjà perdu la vie en Méditerranée en 2025. Des hommes, des femmes, des enfants, sacrifiés sur l’autel de la communication sécuritaire.

La stratégie est désormais connue : externaliser la frontière, déléguer le contrôle à des pays où les droits humains ne sont pas garantis, criminaliser le secours, dissuader par la peur et par la mort. Si les migrants n’arrivent pas, on peut déclarer la politique efficace. Peu importe le prix humain.

Comme l’a rappelé Monseigneur Perego sur Vatican News, l’histoire de la Sainte Famille est celle de l’exil et de la fuite. Défendre d’abord les frontières et ensuite les personnes n’est pas une position chrétienne, ni humaniste, ni juridiquement défendable. C’est un renversement moral assumé.

Le gouvernement Meloni parle d’ordre, de souveraineté, de légalité. Mais un État qui ignore des appels de détresse, qui punit ceux qui sauvent et coopère avec des acteurs responsables de violations graves des droits humains, ne protège pas la loi : il la vide de son sens.

Merci Meloni, donc,
pour chaque naufrage classé comme fatalité.
Pour chaque mort rendue invisible.
Pour chaque titre célébrant des « débarquements évités » sans jamais compter les disparus.

Mais la réalité demeure : les migrants ne sont pas le problème. Le problème est une politique qui accepte la mort comme outil de dissuasion. Une Europe qui se défausse. Une Italie qui se tait. Un gouvernement qui revendique des résultats construits sur l’omission de secours.

La Méditerranée n’est plus une urgence humanitaire : c’est une fosse commune.
Et ce n’est pas la mer qui tue.
C’est une décision politique. Claire. Répétée. Défendue.

piero.minuzzogmail.com

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