Ogni inizio di legislatura porta con sé una promessa implicita: non ricominciare da zero, ma dimostrare di sapere dove si vuole andare. La nota programmatica dell’assessore Erik Lavevaz va letta esattamente in questa chiave: non un elenco di buone intenzioni, ma il tentativo di tenere insieme continuità e ambizione, amministrazione e visione, servizi quotidiani e identità profonda della Valle d’Aosta.
Lavevaz rivendica fin dall’inizio una linea chiara: consolidare quanto fatto nel quinquennio precedente e rafforzare in modo coordinato istruzione, università e cultura, considerandoli non compartimenti stagni ma parti di un unico sistema. Un’impostazione che guarda al lungo periodo e che individua nel capitale umano, nell’innovazione dei servizi e nella dimensione linguistica e territoriale le leve strategiche dello sviluppo regionale. In altre parole, la crescita economica passa anche – e forse soprattutto – dalla qualità della scuola, della formazione e della cultura.
Nel settore dell’istruzione, la Regione conferma la scelta di difendere la presenza delle scuole sul territorio, in particolare quelle di montagna, non come residuo del passato ma come presidio di comunità. L’obiettivo dichiarato è mantenere un sistema scolastico vicino ai bisogni locali, rafforzando la continuità educativa dalla prima infanzia all’adolescenza. Come sottolinea lo stesso assessore, si tratta di “construire un système éducatif capable de répondre aux besoins des communautés locales, en garantissant la qualité de l’offre et la présence des écoles sur le territoire”.
Accanto alla struttura, però, c’è la persona. Lavevaz insiste sul benessere psicologico degli studenti, sulla prevenzione della dispersione scolastica e sull’ampliamento delle opportunità formative, anche oltre l’orario curricolare. Un approccio che riconosce le fragilità emergenti e tenta di affrontarle con strumenti integrati, non episodici. “La priorité est de renforcer l’accompagnement des élèves et de prévenir les situations de fragilité, en agissant de manière coordonnée”, si legge nella traduzione politica delle sue parole.
Un altro pilastro è la formazione del personale docente e degli operatori, chiamati a misurarsi con competenze digitali, inclusione, plurilinguismo e nuove metodologie didattiche. A questo si affianca il tema, tutt’altro che secondario, degli edifici scolastici: manutenzione, sicurezza, efficientamento energetico e ambienti di apprendimento moderni. Un investimento che non è solo infrastrutturale ma simbolico, perché racconta quanto una comunità crede nella propria scuola.
Il capitolo universitario è forse quello più carico di aspettative politiche. L’Università della Valle d’Aosta viene descritta come un polo di ricerca e formazione con una vocazione chiaramente alpina e transfrontaliera. Il completamento del nuovo campus è indicato come passaggio strategico, così come l’ampliamento dell’offerta formativa e dei servizi agli studenti. L’obiettivo è attrarre giovani, ricercatori e partenariati internazionali, rafforzando il ruolo dell’Ateneo nel sistema italiano ed europeo. In questa prospettiva, Lavevaz parla di “une université capable d’attirer des étudiants et des chercheurs, en valorisant les vocations territoriales et en s’inscrivant pleinement dans une dimension internationale”.
Sul fronte culturale, la parola chiave è integrazione. Musei, archivi, biblioteche e siti storici vengono pensati come parti di una rete, non come isole separate. Digitalizzazione, accessibilità e modelli gestionali sostenibili diventano strumenti per rendere il patrimonio valdostano più fruibile e più vivo. Centrale resta anche la promozione delle lingue storiche e il sostegno alle associazioni culturali, in un’idea di cultura che non è ornamento ma collante sociale. “La culture doit devenir un élément structurel de cohésion et de développement communautaire”, è la sintesi efficace del pensiero dell’assessore.
Nel complesso, Lavevaz restituisce l’immagine di una legislatura che punta sulla stabilità e sulla progettualità, evitando strappi e annunci roboanti. Una linea che può apparire prudente, ma che in una regione piccola e complessa come la Valle d’Aosta rappresenta spesso una scelta politica consapevole.
La sfida, ora, sarà trasformare questa visione in risultati misurabili, mantenendo coerenza tra parole, risorse e decisioni. Perché valorizzare identità, innovazione e partecipazione è un obiettivo ambizioso, ma anche fragile, se non sostenuto nel tempo.
En définitive, la stratégie esquissée par Erik Lavevaz repose sur une idée simple mais exigeante: investir dans l’éducation, la culture et les langues, c’est investir dans l’avenir même de la Vallée d’Aoste. Reste à voir si cette vision saura résister à l’épreuve du quotidien et des choix politiques concreti.





