Consiglio Valle Comuni - 25 dicembre 2025, 09:24

Forza Italia cresce, il coordinatore se ne va: il paradosso azzurro di Aosta

Luca Girasole lascia il coordinamento cittadino di Forza Italia dopo il miglior risultato di sempre nel capoluogo. Una scelta personale, certo. Ma che apre interrogativi politici in una Valle d’Aosta dove il centrodestra fatica ancora a diventare sistema

Luca Girasole, già assessore comune Aosta

Luca Girasole, già assessore comune Aosta

Al netto delle emoticon, delle battute preventive sulle “stronzate” e degli auguri di buone feste, il post con cui Luca Girasole annuncia l’addio al ruolo di coordinatore cittadino di Forza Italia ad Aosta è tutt’altro che leggero. Anzi, pesa. Pesa politicamente, pesa simbolicamente e pesa soprattutto per il momento in cui arriva.

Girasole comunica sui social di aver preso la decisione “con profonda serenità”, spiegando che si tratta di una scelta maturata “nell’ultimo periodo” e dettata in via prioritaria dal desiderio di “dedicare maggiore spazio alla mia vita personale ed agli impegni professionali”. Una motivazione lineare, difficilmente attaccabile, che tuttavia non esaurisce il significato politico del passo indietro.

Il nodo sta tutto nei numeri e nel contesto. Da coordinatore uscente, Girasole rivendica con orgoglio il risultato ottenuto: “per la prima volta nella sua storia, Forza Italia si afferma ad Aosta come il terzo partito della città e come la prima forza della coalizione di centrodestra”, con un 12,46% che ad Aosta non è un dettaglio ma un segnale politico preciso. In una realtà dove i partiti nazionali arrancano, dove l’autonomismo continua a fare da baricentro e dove il centrodestra vive spesso di fiammate più che di strutture, quel dato racconta un lavoro sul territorio che ha funzionato.

Ed è qui che nasce il paradosso: si lascia quando si vince, o quantomeno quando si cresce come mai prima. Girasole parla di un “traguardo straordinario” che testimonia “l’importante lavoro svolto sul territorio in questi ultimi anni” e la “rinnovata fiducia dei cittadini aostani”. Parole che suonano come un bilancio positivo, se non addirittura come una chiusura di ciclo nel momento migliore.

Il coordinatore uscente sottolinea di lasciare “un coordinamento cittadino in ottima salute e con solide basi”, augurando a chi verrà dopo di lui risultati “ancor più ambiziosi”. Ma la politica valdostana insegna che le basi, se non presidiate, si sgretolano in fretta. E che i risultati elettorali, senza una guida riconoscibile, rischiano di restare episodi.

Non è un mistero che il centrodestra in Valle d’Aosta fatichi a diventare qualcosa di più di una sommatoria di sigle. Cresce, salvo la Lega che è stata alle regionali brutalmente abbandonata dagli elettori, alle  a colpi di percentuali, ma raramente riesce a trasformarle in visione, classe dirigente e continuità. In questo senso, l’uscita di scena di Girasole apre una domanda scomoda: Forza Italia ad Aosta è cresciuta grazie a un progetto collettivo o anche – e forse soprattutto – grazie a una leadership?

Non a caso, nel ringraziare chi lo ha accompagnato, Girasole distingue tra chi lo ha fatto “con lealtà e sincerità” e il resto. E chiude con una frase che suona come un manifesto personale ma anche come una frecciata all’ambiente politico: “a fare la vera differenza sono sempre le azioni concrete, e mai le parole al vento”. Parole che, in Valle d’Aosta, hanno un peso specifico tutt’altro che banale.

Girasole rivendica infine la coerenza: “quando prometto una cosa, sono abituato a mantenerla”. Ora spetta a Forza Italia dimostrare se quel 12,46% è un punto di partenza o solo una fotografia ben riuscita. Perché crescere, da queste parti, è difficile. Ma restare lo è ancora di più. E spesso, quando il capitano scende dalla nave nel momento migliore, non è detto che l’equipaggio sappia tenere la rotta.

Ad maiora, conslude Girarasole. Ad maiora, sì. Ma per chi?

pi.mi.

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