Giornate apparentemente leggere e luminose che, in caso di lontananza, finiscono per acuire emozioni profonde e complesse e che, scavalcando il consumismo superficiale a cui vengono sovente associate, possono aprire a riflessioni intime capaci di rendere giustizia all’anima.
In questi contesti festivi, l’autore individua nella lontananza – che sia da amici, parenti o amanti, poco importa – un sentimento paradossale, capace di generare non solo malinconia ma anche una profonda vitalità e una forma autentica di speranza.
La lontananza, come recita un verso di una celebre canzone del 1970, “è come il vento: spegne i fuochi piccoli ma accende quelli grandi” e ancora “fa dimenticare chi non s’ama”. Un’immagine che diventa chiave di lettura dell’intero componimento.
Attraverso questa poesia, Mauro Carlesso ha tentato di estrarre l’anima segreta che, in giornate come il Natale, si nasconde nei cuori di chi non è insieme a condividerne la festosità. Di chi non è unito ma diviso, di chi è lontano per obbligo, per necessità, per scelta. E, talvolta, persino per amore.
25 dicembre
Star lontani.
Riuscire a star lontani.
Forse è proprio questa l'amicizia.
Quella vera,
quella pura,
quella sfrondata da ogni ipocrisia,
quella disvelata.
Quell'amicizia senza finalità diverse dall'amore, dal rispetto, dall'umiltà, dalla condivisione.
Quella che lega, che stringe, che pulsa.
Quell'amicizia che emoziona, che conforta e sostiene.
Quella che vive in ogni donna, in ogni uomo e mantiene vivi,
seppur lontani.
Già, star lontani.
È forse questa l'amicizia duratura.
Quella che per non svanire come un cirro leggero nel cielo, richiede il paradosso dell'abbandono, del vuoto, del silenzio, della lontananza.
Una lontananza anche forzata.
Anche non voluta.
Anche dolorosa.
Star lontani, resistere a star lontani.
Per star soli coi propri pensieri, timori e desideri.
Coraggiosamente convinti che da soli si resista a tutto, a tutti e che tutto si possa scavalcare consapevoli dell'intrinseca utopia,
consapevoli che l'orizzonte che si traguarda nella solitudine sia spesso nebuloso, opaco, chiuso. Alle volte inguardabile.
Star lontani.
È forse questa lontananza che avvicina le anime, quelle che cercano poesia, spazi, orizzonti, luci e nuvole.
Anche se, dentro tutti gli uomini, tra la vita e la morte ci sono le nuvole chiuse e cupe come quelle che vede Blimunda nel convento di Saramago.
Anime che cercano comunque nuvole ovunque e sempre.
Nuvole aperte, leggiadre e leggere.
Star lontani, saper star lontani.
È forse questo che sostiene quelle anime che, come nei tormenti di Hesse, sanno che "si resiste a star soli finché si sa che c'è qualcuno che soffre per non averci con se".
Quelle anime che, seppur lontane, sanno che se una chiama l'altra risponde.
Sempre.
Anche oggi che è Natale.





