Informazione economica e aziendale - 24 dicembre 2025, 10:46

Valle d’Aosta: perché sempre più negozi chiudono o vanno online

Con un tasso di locali sfitti al 28,1%, la regione affronta una desertificazione commerciale senza precedenti. Tra calo dei consumi fisici e boom dell'e-commerce, ecco come cambiano i centri urbani e la vita di montagna.

Valle d’Aosta: perché sempre più negozi chiudono o vanno online

In Valle d’Aosta la sensazione di “serrande abbassate” non è solo un’impressione. Secondo un’analisi richiamata da Confcommercio Valle d’Aosta, la regione risulta ai vertici nazionali per incidenza di negozi sfitti, con una quota indicata attorno al 28,1% della rete distributiva commerciale. Questa fotografia non racconta solo una crisi del commercio: racconta un cambiamento profondo nelle abitudini di acquisto, nei flussi turistici e nel modo in cui le comunità vivono i centri urbani e i paesi di montagna.

Dal negozio sotto casa allo schermo: una transizione che accelera

Negli ultimi anni, la spinta verso il digitale non è stata un semplice “trend”, ma una trasformazione strutturale. Anche quando le vendite al dettaglio oscillano di mese in mese, il settore vive un riassestamento continuo, con consumatori sempre più abituati a confrontare prezzi, leggere recensioni e acquistare in pochi clic. I comunicati periodici di Istat sulle vendite al dettaglio mostrano infatti un quadro in movimento, tra mesi in crescita e mesi in calo, in un contesto in cui l’organizzazione dei canali di vendita pesa quanto (e spesso più) del prodotto stesso.

In parallelo, l’e-commerce come “forma d’impresa” continua a crescere: i dati Unioncamere–InfoCamere (Movimprese) documentano l’aumento nel tempo delle imprese registrate nel commercio al dettaglio via internet, segno che molti operatori scelgono di nascere online o di affiancare al negozio fisico una vetrina digitale. In una regione piccola e dispersa come la Valle d’Aosta, dove la domanda locale può essere limitata e i costi fissi pesano, questa scelta appare spesso come una via di sopravvivenza prima ancora che di espansione.

Aosta e i centri minori: la perdita di negozi cambia la vita quotidiana

Il fenomeno si vede in modo evidente nel capoluogo. Un dato diffuso in primavera indicava che ad Aosta i negozi al dettaglio sono diminuiti in modo consistente nel lungo periodo, passando da 474 nel 2012 a 343 nel 2024, con un calo percentuale rilevante. Quando un centro perde attività di prossimità, non perde solo punti vendita: perde servizi, presidio sociale, passaggio pedonale e, spesso, una parte della propria identità.

Il tema non riguarda soltanto Aosta. Nei paesi più piccoli, la chiusura di una bottega o di un alimentari può significare dover prendere l’auto per qualsiasi esigenza, riducendo autonomia delle persone anziane e qualità della vita. E quando le vetrine vuote aumentano, calano attrattività e sicurezza percepita: è uno dei motivi per cui Confcommercio insiste sul concetto di “rigenerazione urbana” e sull’urgenza di politiche dedicate contro la desertificazione commerciale.

L’impatto su artigianato e negozi storici

In Valle d’Aosta l’artigianato e le attività “di famiglia” non sono folclore: sono lavoro, formazione, filiere locali, capacità di raccontare il territorio anche attraverso un oggetto, un tessuto, un alimento, un laboratorio. Quando un negozio secolare chiude, spesso non si perde solo un marchio: si perde una competenza tramandata, una rete di fornitori, un rapporto di fiducia costruito negli anni con residenti e turisti.

Il digitale, da questo punto di vista, è ambivalente. Da un lato, la concorrenza online spinge verso il basso i margini e rende più difficile sostenere affitti e costi energetici con i soli incassi “da bancone”. Dall’altro, proprio l’artigianato rischia di essere schiacciato da marketplace generalisti dove il valore del tempo, della manualità e dell’origine viene percepito poco, perché l’utente guarda prima il prezzo e poi, forse, la storia.

L’online non è solo un nemico: nuove possibilità per restare (o tornare) 

Dire “ormai va quasi solo il web” è una semplificazione, ma coglie una verità: per molte micro-attività, non essere online significa essere invisibili a una fetta crescente di pubblico. La buona notizia è che, se gestito bene, l’online può diventare un’estensione naturale del negozio e non una resa. Per un commerciante o un artigiano valdostano, vendere online può voler dire allargare il mercato oltre la stagionalità turistica, lavorare su ordinazione, creare collezioni limitate, comunicare il processo di produzione e difendere il prezzo con la narrazione della qualità.

Anche senza trasformarsi in “azienda tech”, strumenti semplici come un sito con e-commerce leggero, la prenotazione via messaggio, il ritiro in negozio e le spedizioni programmabili possono ridurre il peso della distanza geografica. I dati sulle imprese dell’e-commerce mostrano che la direzione, in termini di scelte imprenditoriali, è già tracciata.

In questo scenario cambia pure il modo di intrattenersi e di passare il tempo: streaming, social e piattaforme digitali sono diventati parte della routine, così come l’intrattenimento online, inclusi giochi classici come il video poker. Questa normalizzazione dello “schermo” rende più naturale anche comprare dallo schermo, e quindi accelera la pressione sul negozio fisico tradizionale.

Una strada realistica: far convivere locale digitale

La domanda chiave non è “fisico o online”, ma “che ruolo vogliamo per il negozio nei paesi e nelle città valdostane”. Se il negozio diventa solo un punto vendita, perde contro l’efficienza dell’e-commerce. Se invece torna a essere anche servizio, consulenza, esperienza e presidio, allora può reggere meglio, soprattutto se affiancato dal digitale.

Però serve lucidità: non tutti possono permettersi di reggere da soli la transizione. Senza interventi su affitti, accessibilità, mobilità, eventi di richiamo e politiche di rigenerazione, la curva delle chiusure rischia di continuare. È il senso dell’allarme lanciato da Confcommercio sul tema delle vetrine vuote e del rischio di ulteriore contrazione del commercio di vicinato nei prossimi anni.

La Valle d’Aosta può scegliere di subire il cambiamento o guidarlo. Se l’online diventa uno strumento per far vivere il territorio, e non per svuotarlo, allora anche i commercianti possono trovare nuove forme di sostenibilità. Ma se i centri si svuotano e la vita si sposta tutta sulle piattaforme, non ci perderà solo chi vende: ci perderà la comunità.

I.P.

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