CRONACA - 24 dicembre 2025, 11:06

Natale in ospedale

Musica, voci e tradizioni hanno attraversato i corridoi dell’ospedale Parini il 20 dicembre, regalando un Natale diverso a pazienti, familiari e operatori sanitari: un momento di umanità condivisa, capace di scaldare i cuori oltre la malattia

Ph. Willien Novelli-USL

Ph. Willien Novelli-USL

Ci sono luoghi in cui il Natale arriva in punta di piedi. Non fa rumore, non scintilla, non ha pacchi da scartare. Arriva sotto forma di una nota musicale, di una voce che si alza in un corridoio, di uno sguardo che per un attimo smette di essere preoccupato. È quello che è accaduto il 20 dicembre all’ospedale Parini di Aosta, dove “Natale in ospedale” si è trasformato in un gesto semplice e potentissimo: portare bellezza dove normalmente abitano l’attesa, la fatica, la paura.

I reparti sono stati attraversati da un ricco programma musicale diffuso, pensato per offrire momenti di serenità a pazienti, familiari e operatori sanitari. Non un concerto tradizionale, ma una presenza discreta e continua, capace di insinuarsi tra le stanze, lungo i corridoi, accanto ai letti. La musica non ha chiesto attenzione: si è fatta compagnia.

Le esibizioni sono state curate dalla Scuola di Formazione e Orientamento Musicale (SFOM), con ensemble e giovani musicisti che hanno proposto brani natalizi e della tradizione, eseguiti con quella freschezza che solo chi suona per passione sa trasmettere. A dare voce all’anima più profonda del territorio sono stati anche i Trouver Valdotèn, che con i loro canti hanno riportato dentro l’ospedale il senso delle radici, della comunità, di un Natale che non è solo festa ma appartenenza.

Per chi era ricoverato, la musica ha rappresentato una pausa dal tempo sospeso della malattia. Per i familiari, un respiro inatteso. Per il personale sanitario, spesso stremato da turni lunghi e responsabilità pesanti, un segno di riconoscenza silenziosa ma autentica. In quegli istanti, l’ospedale ha smesso di essere soltanto un luogo di cura clinica ed è tornato ad essere uno spazio profondamente umano.

C’è qualcosa di profondamente giusto nel portare la musica in corsia. Perché la musica non guarisce le ferite del corpo, ma riesce, anche solo per pochi minuti, a lenire quelle dell’anima. E a Natale questo conta ancora di più. Conta ricordare che dietro ogni cartella clinica c’è una persona, dietro ogni camice una storia, dietro ogni stanza un’emozione trattenuta.

“Natale in ospedale” non è stato solo un evento, ma un messaggio: la cura passa anche dall’ascolto, dalla bellezza, dalla capacità di fermarsi e condividere un momento. In un tempo che corre veloce e spesso dimentica i più fragili, quelle note hanno fatto esattamente il contrario: si sono fermate, hanno aspettato, hanno abbracciato.

E forse è proprio questo il senso più vero del Natale. Non dove tutto è facile, ma dove serve più calore. Non dove c’è festa, ma dove c’è bisogno di speranza.

je.fe.

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