A volte il destino ama disegnare traiettorie imprevedibili. È successo così anche nel mio incontro con Flavio Ruffino, aspirante attore di Trana, conosciuto quasi per caso grazie a un circolo ricreativo aziendale condiviso. Solo col tempo ho scoperto che, a meno di otto chilometri da Avigliana, vive un ragazzo di 22 anni che è insieme una promessa del cinema indipendente e un appassionato alpinista. Una combinazione non proprio comune, che merita di essere raccontata anche oltre i confini della bassa Val Sangone e della bassa Val di Susa.
Partiamo dalla montagna, terreno che ci accomuna. La sua prima esperienza sul massiccio del Monte Bianco nasce come un regalo di laurea, ma si trasforma presto in qualcosa di molto più profondo.
«È stata un’idea folle solo all’inizio», racconta Flavio. «Mio fratello Elvio e un amico, Federico, mi hanno regalato questa esperienza dopo la laurea in ingegneria chimica. A luglio 2025 ho conseguito il titolo, a settembre festeggiavo sul Monte Bianco».
Da Trana a Courmayeur il viaggio è breve, ma il salto emotivo enorme. La Skyway Monte Bianco lo porta fino a Punta Helbronner, a 3.466 metri di quota, dopo una salita che regala uno dei panorami più spettacolari delle Alpi. Due giorni al rifugio Torino, al confine tra Italia e Francia, e poi la prima vera scalata: l’Aiguille Marbrée, 3.535 metri.
«Per la prima volta mi sono trovato davanti a un paesaggio incontaminato, che sembrava infinito. Il silenzio, rotto solo dal rumore delle valanghe lontane, è qualcosa che non dimentichi».
Ore di cammino in cordata sul ghiacciaio, ramponi su ghiaccio e roccia, fatica e concentrazione fino alla vetta. Lassù lo spazio è minimo, appena sufficiente per sedersi in tre e guardare il mondo dall’alto: il Dente del Gigante, le Grandes Jorasses, l’Aiguille du Midi, il Monte Bianco e, in lontananza, il Cervino e il Gran Paradiso.
«L’emozione è stata incommensurabile, un misto di libertà e timore. Durante la calata in corda doppia eravamo letteralmente appesi nel vuoto. È lì che capisci quanto sia importante non lasciarsi prendere dal panico, ma ragionare, passo dopo passo».
Se la montagna insegna il controllo e la misura, il cinema per Flavio è invece il luogo in cui dare spazio all’espressione. Dopo il diploma all’ITIS Pininfarina di Moncalieri, conseguito con il massimo dei voti in chimica e biotecnologie ambientali, si iscrive al Politecnico di Torino, dove si laurea in Ingegneria chimica e alimentare nel luglio 2025. Parallelamente coltiva però un’altra passione, che nel 2023 lo porta a partecipare al concorso “Il più bello d’Italia”.
«Non l’ho fatto per vanità», spiega. «Ero lì a rappresentare il Piemonte e ho messo impegno e dedizione, come in tutto ciò che faccio. Vincere la fascia Generation Z 2023 è stato un onore che ho voluto dedicare a mamma e papà».
Un’esperienza che diventa anche un messaggio rivolto ai coetanei: inseguire i propri obiettivi, accettando fatica e delusioni come parte del percorso. Il primo vero passo nella recitazione arriva nel dicembre 2022, con la collaborazione con il regista torinese Ezio Carlini per un remake di Caccia al ladro, ambientato negli anni Quaranta. Seguono le “Cene con delitto”, format teatrale che gli permette di sperimentare il contatto diretto con il pubblico.
«È un gioco continuo», racconta. «Ogni sera è diversa, imprevedibile. Reciti, ma allo stesso tempo costruisci un rapporto con chi ti sta davanti».

Consapevole di non aver seguito un percorso accademico classico, Flavio Ruffino (nella foto) si affida anche all’Accademia dei Talenti di Torino per perfezionare dizione e tecnica, affiancando lo studio alla pratica sul campo. Il salto più importante arriva però con il cinema: il film G.IA.D.A., thriller fantascientifico diretto da Giancarlo Granata, rappresenta il suo primo ruolo da protagonista in un lungometraggio.
«È nato quasi per caso, durante una serata del CRAL UniCredit a Torino. Ci sono voluti quasi due anni di lavoro, ma per me è stato un passaggio fondamentale».
Il film è stato proiettato il 5 novembre 2025 al cinema Gobetti di San Mauro Torinese e potrebbe ora intraprendere il percorso dei festival nazionali. Guardando al futuro, Flavio non nasconde i dubbi, ma nemmeno la determinazione.
«Finché sono immerso negli studi posso dedicare a questa passione solo parte del mio tempo. Ma una volta concluso il percorso magistrale, vorrei provarci davvero. Trasformare questa passione in una carriera nel mondo dello spettacolo. Almeno, è quello che spero».
Tra ghiacciai e set, tra cordate e copioni, la strada di Flavio Ruffino è ancora tutta da scrivere. Ma il passo, come in montagna, sembra già sicuro.





