FEDE E RELIGIONI - 23 dicembre 2025, 08:00

Papa Leone XIV: l'importanza della formazione dei sacerdoti. E "niente individualismo"

La Lettera Apostolica “Una fedeltà che genera futuro” di papa Leone XIV in occasione del LX Anniversario dei Decreti Conciliari Optatam Totius e Presbyterorum Ordinis

Papa Leone XIV: l'importanza della formazione dei sacerdoti. E "niente individualismo"

Di Antonio Tarallo - ACI Stampa

Una Lettera che guarda non solo al passato, ma anche al futuro. Una Lettera da leggere nella sua interezza, per l’importanza dei contenuti e per la sua forma chiara, intelligibile e profonda. Al centro, il ministero sacerdotale. È questa la Lettera apostolica di papa Leone XIV, uscita oggi in occasione del LX anniversario dei decreti conciliari Optatam Totius e Presbyterorum Ordinis.

Un documento pienamente in linea con il pontificato di papa Leone XIV, così attento alla vita religiosa e ai presbiteri, “chiamati anche oggi, nella consapevolezza che perseverare nella missione apostolica ci offre la possibilità di interrogarci sul futuro del ministero e di aiutare altri ad avvertire la gioia della vocazione presbiterale”. La Lettera parla del Concilio Vaticano II e, nello specifico, di due documenti frutto dell’assise conciliare: i decreti Optatam totius e Presbyterorum Ordinis, promulgati rispettivamente il 28 ottobre e il 7 dicembre 1965. Papa Leone XIV li definisce due testi “nati da un unico respiro della Chiesa”.

Ma più che uno sguardo al passato, la Lettera è un vero e proprio programma per il futuro del sacerdozio. Un testo in cui la parola “formazione” emerge come centrale. Non è la prima volta che papa Leone XIV sottolinea l’importanza della formazione per ogni sacerdote: una formazione che richiede la massima attenzione, visto che “l’umanità ha vissuto e sta vivendo cambiamenti che richiedono una costante verifica del cammino percorso e una coerente attualizzazione degli insegnamenti conciliari”. Una formazione “continua, permanente, in modo da costituire un dinamismo di costante rinnovamento umano, spirituale, intellettuale e pastorale”, scrive il Pontefice.

L’obiettivo del documento pontificio è quello di “riconsiderare insieme l’identità e la funzione del ministero ordinato alla luce di ciò che il Signore chiede oggi alla Chiesa, protraendo la grande opera di aggiornamento del Concilio Vaticano II”.

Altra parola chiave del testo è “vocazione”: “Ogni vocazione nella Chiesa nasce dall’incontro personale con Cristo”. Un incontro che va alimentato proprio attraverso la formazione. A questo tema il Papa dedica parole dense e spirituali: “Non si tratta solo di una voce interiore, ma di un impulso spirituale che spesso ci arriva attraverso l’esempio di altri discepoli del Signore e che prende forma in una coraggiosa scelta di vita”. Una scelta che richiede fedeltà, che non è “staticità o chiusura, ma un cammino di conversione quotidiana che conferma e fa maturare la vocazione ricevuta”.

“In questi ultimi decenni, la crisi della fiducia nella Chiesa, suscitata dagli abusi commessi da membri del clero, che ci riempiono di vergogna e ci richiamano all’umiltà, ci ha reso ancora più consapevoli dell’urgenza di una formazione integrale che assicuri la crescita e la maturità umana dei candidati al presbiterato, insieme con una ricca e solida vita spirituale”: papa Leone XIV guarda con realismo alla Chiesa di oggi e a essa si rivolge.

Altre due parole chiave della Lettera sono fedeltà e fraternità. È soprattutto nella “fraternità” che emerge il carattere religioso del Pontefice, il valore dello stare in comunità. Un aspetto evidente in diversi passaggi del testo. Il Papa ricorda, citando il Concilio, il particolare legame fraterno tra i ministri ordinati, fondato nello stesso sacramento dell’Ordine: “Tutti i presbiteri, costituiti nell’Ordine del presbiterato mediante l’Ordinazione, sono uniti tra di loro da un’intima fraternità sacramentale, ma in modo speciale essi formano un unico presbiterio nella diocesi al cui servizio sono ascritti sotto il proprio Vescovo”. E sintetizza: “La fraternità presbiterale, quindi, prima ancora di essere un compito da realizzare, è un dono insito nella grazia dell’Ordinazione”.

Niente individualismo, dunque, perché “mal si coniuga con l’azione missionaria ed evangelizzatrice che riguarda sempre la Chiesa nel suo insieme”, precisa la Lettera. Una comunità in cui nessuno è solo e tutti sono chiamati a collaborare, anche sul piano concreto, come nel riferimento alla “perequazione economica tra quanti servono parrocchie povere e coloro che svolgono il ministero in comunità benestanti”.

Il documento raccomanda anche un ritorno all’essenziale per ogni presbitero: “Facendosi prossimi alle persone, per custodire la speranza che prende volto nel servizio umile e concreto. In questo orizzonte, soprattutto il ministero del diacono permanente, configurato a Cristo Servo, è segno vivo di un amore che non resta alla superficie, ma si china, ascolta e si dona”.

Fraternità significa anche sinodalità. Su questo tema papa Leone XIV scrive: “C’è ancora tanto da fare. L’impulso del processo sinodale è un forte invito dello Spirito Santo a compiere passi decisi in questa direzione. Ribadisco perciò il mio desiderio di invitare i sacerdoti […] ad aprire in qualche modo il loro cuore e a prendere parte a questi processi”.

La Lettera fa inoltre riferimento a presbiteri “in uscita” e, citando papa Francesco, ricorda ai sacerdoti l’invito a non ripiegarsi su sé stessi: “Esci in cerca di Dio nell’adorazione, esci e dai al tuo popolo ciò che ti è stato affidato, e il tuo popolo avrà cura di farti sentire e gustare chi sei, come ti chiami, qual è la tua identità e ti farà gioire con il cento per uno che il Signore ha promesso ai suoi servi. Se non esci da te stesso, l’olio diventa rancido e l’unzione non può essere feconda”.

Il mondo che il sacerdote incontra oggi non è semplice. Troppe volte è “caratterizzato da ritmi incalzanti e dall’ansia di essere iperconnessi, che ci rendono spesso frenetici e ci inducono all’attivismo”: tentazioni che “si insinuano contro la fedeltà a questa missione”. Come risposta, papa Leone XIV richiama l’“armonia” tra contemplazione e azione. Un invito a dare nuovo slancio all’evangelizzazione di “ogni dimensione della nostra società, in particolare la cultura, l’economia e la politica, perché tutto sia ricapitolato in Cristo”. Anche i nuovi strumenti di evangelizzazione, sottolinea il Papa, vanno valutati con attenzione e “discernimento”.

In sintesi, una Lettera che conferma ancora una volta la profonda cura che papa Leone XIV sta riservando alle vocazioni religiose, già evidente fin dai primi giorni del suo pontificato. Forse il concetto chiave delle circa otto pagine che compongono il documento è racchiuso in questa frase: “Sin dal momento della chiamata e dalla prima formazione, la bellezza e la costanza del cammino sono custodite dalla sequela Christi. Ogni pastore, infatti, prima ancora di dedicarsi alla guida del gregge, deve costantemente ricordare di essere egli stesso discepolo del Maestro, insieme ai fratelli e alle sorelle, perché lungo tutta la vita si è sempre discepoli, con l’anelito costante a configurarsi a Cristo”.

Al centro, Cristo: Maestro dei sacerdoti.

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