Tornare a sciare, anche da “miracolati”, significa talvolta reinventare il modo di vivere la montagna. Per chi non può o non se la sente di affrontare lo sci-alpinismo, ma non vuole rinunciare al gusto dell’esplorazione, esiste un’alternativa affascinante: attraversare più vallate con gli sci ai piedi, sfruttando gli impianti, senza mai ripetere la stessa discesa.
È una sorta di trekking invernale su piste battute, dove l’obiettivo non è la performance ma il viaggio. Si parte da Frabosa Soprana, risalendo con la storica seggiovia rimessa a nuovo fino al Monte Moro, e da lì si scende verso Frabosa Nuova. Una sequenza di impianti consente poi di raggiungere Prato Nevoso, aprendo la strada a una lunga traversata che tocca Artesina e il massiccio del Mondolè.
Le vallate
Le discese si alternano a risalite, con piste ampie, panoramiche e mai banali, come la “Turra–Ellero”, fino a raggiungere il fondovalle di Rastello, punto più estremo dell’itinerario. Da qui il percorso si chiude ad anello, tornando sui propri passi ma lungo tracciati diversi, tra piste blu e nere che valorizzano il piacere della sciata continua.
Il rientro verso Prato Nevoso e infine a Frabosa Soprana avviene sempre con gli sci ai piedi, senza mai togliere gli scarponi, in un susseguirsi di paesaggi che cambiano a ogni discesa. In totale, circa sei ore di sci no stop, senza la sensazione di ripetizione tipica delle giornate “in stazione”.
Sulla via del ritorno
È uno sci diverso, meno frenetico e più narrativo, che invita a guardarsi attorno e a lasciarsi guidare dal territorio. Perché, a volte, la vera vetta non è un punto sulla cartina, ma il percorso che unisce vallate, emozioni e memoria.





