Governo Valdostano - 18 dicembre 2025, 15:40

Bilancio-cornice promosso, ma le astensioni parlano più dei voti

Il Consiglio regionale approva il bilancio di previsione 2026-2028: numeri solidi, contenuti tecnici e una maggioranza che tiene. Ma il dato politico vero non sono solo i 21 sì: sono soprattutto gli 8 astenuti, specchio di una prudenza che sa di distanza e di posizionamento tattico

Bilancio-cornice promosso, ma le astensioni parlano più dei voti

Il bilancio di previsione della Regione Valle d’Aosta passa senza scossoni, ma non senza segnali. Ventuno voti a favore da Union Valdôtaine, Autonomisti di Centro e Forza Italia; cinque contrari da Fratelli d’Italia e AVS; otto astensioni che pesano politicamente come macigni: Lega VdA, PD–FP, La Renaissance e Area Democratica–Centro.

I numeri, quelli nudi e crudi, raccontano un documento imponente: pareggio a 2 miliardi e 16 milioni di euro per il 2026, 1 miliardo e 740 milioni per il 2027 e 1 miliardo 662 milioni per il 2028. Un bilancio che, come ha sottolineato il presidente Renzo Testolin, nasce con una forte connotazione tecnica: fine legislatura alle spalle, nuova fase appena avviata, e quindi un “bilancio-cornice” destinato a essere ritoccato con variazioni in corso d’anno.

Testolin lo ha presentato come un esercizio di continuità e responsabilità, coerente con il Documento di economia e finanza regionale e orientato a sostenibilità, sviluppo economico, servizi alla persona, tutela del territorio e qualità della vita. Dentro c’è un po’ tutto: protezione civile rafforzata dopo gli eventi calamitosi, investimenti sulla sicurezza e sull’elisoccorso, risorse per la mobilità, gli impianti a fune, l’agricoltura, il turismo, l’università, la sanità e il sociale. Un bilancio che guarda molto alla tenuta del sistema e poco – volutamente – alle scelte politiche di rottura.

Documento, come ha detto Testolin, di rigore, prudenza, conti in ordine, spesa controllata. Un bilancio, dunque, che potrebbe tranquillamente essere raccontato con il lessico della finanza pubblica nazionale: equilibrio, resilienza, sostenibilità, gradualità. Tutto giusto, per carità. Ma inevitabilmente poco “caldo” sul piano politico.

Il punto vero, però, non sono i sì né i no. Sono le astensioni. Otto consiglieri che scelgono di non bocciare il bilancio, ma nemmeno di intestarselo. Una scelta che dice molto più di mille dichiarazioni. L’astensione, in questo caso, è una presa di distanza elegante: riconosce la correttezza tecnica del documento, ma segnala l’assenza di una visione condivisa, o almeno di un coinvolgimento politico pieno.

Lega, PD–FP, La Renaissance e AdC sembrano dire: “Non è sbagliato, ma non è nostro”. È una posizione che sa di attesa, di posizionamento in vista delle prossime scelte vere: quelle del Tar e quelle che arriveranno con le variazioni di bilancio e con i dossier più politici. Ma è anche una fotografia di un Consiglio regionale dove la responsabilità istituzionale prevale sullo scontro frontale, a costo però di una certa anemia del dibattito.

In fondo, come ha detto lo stesso Testolin con una metafora domestica, il bilancio è come quello di una famiglia: scelte non sempre condivise subito, ma forse utili nel lungo periodo. Vero. Resta però una domanda tutta politica: chi, in questa “famiglia”, si sente davvero parte delle decisioni e chi invece preferisce restare sulla soglia, con le mani in tasca e lo sguardo già rivolto al prossimo assestamento?

Per ora il bilancio passa. Solido, prudente, quasi notarile. Ma le astensioni restano lì, come una postilla a margine: il consenso c’è, l’adesione piena molto meno. E in politica, spesso è proprio lì che cominciano le storie interessanti.

pi.mi.

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