La sicurezza urbana non è più soltanto una questione di pattugliamenti o presenza fisica delle forze dell’ordine. Sempre più spesso passa anche dalla capacità di prevenire, intercettare e intervenire tempestivamente grazie alla tecnologia. In questo senso, la sperimentazione avviata a Lignano Pineta rappresenta un segnale interessante, che merita attenzione anche in territori molto diversi per dimensioni e caratteristiche, come la Valle d’Aosta.
Nella località balneare friulana è partito un progetto di ricerca che utilizza software avanzati di computer vision per analizzare in tempo reale le immagini delle telecamere già presenti sul territorio, individuando situazioni potenzialmente pericolose come risse o aggressioni fisiche. Il sistema non identifica le persone, non registra volti né immagini, ma analizza esclusivamente sequenze di movimento, riconoscendo comportamenti anomali e generando allarmi rapidi e affidabili per consentire interventi tempestivi.
È un passaggio culturale prima ancora che tecnologico: la sicurezza viene affrontata non solo come repressione, ma come prevenzione intelligente. Un approccio che tiene insieme innovazione, tutela della privacy e collaborazione tra enti pubblici, università e imprese. Non a caso, i promotori del progetto sottolineano come la percezione di sicurezza sia ormai uno dei fattori determinanti nella scelta di una destinazione turistica, soprattutto per famiglie e giovani.
E qui il collegamento con la Valle d’Aosta diventa quasi automatico. Anche sul nostro territorio non mancano situazioni di criticità, soprattutto nei centri urbani, nelle aree di aggregazione giovanile, durante eventi, manifestazioni o nei fine settimana. Episodi di violenza, risse, vandalismi o semplicemente situazioni di tensione che, pur non raggiungendo livelli allarmanti, incidono sulla percezione di sicurezza dei cittadini e dei visitatori.
La Valle d’Aosta ha una rete di videosorveglianza già diffusa, in particolare ad Aosta e nei principali centri turistici. Tuttavia, spesso queste telecamere svolgono una funzione prevalentemente passiva, utile a posteriori ma poco efficace sul piano preventivo. La sperimentazione di Lignano suggerisce invece un possibile salto di qualità: trasformare strumenti già esistenti in sistemi capaci di segnalare in tempo reale situazioni di rischio, aiutando le forze dell’ordine a intervenire prima che un episodio degeneri.
Naturalmente, ogni applicazione dovrebbe essere valutata con attenzione, adattata alle specificità territoriali e accompagnata da un confronto serio su privacy, trasparenza e garanzie per i cittadini. Ma proprio per questo la Valle d’Aosta, con le sue dimensioni contenute e un sistema istituzionale più vicino al territorio, potrebbe rappresentare un contesto ideale per sperimentazioni mirate, magari in aree circoscritte: zone della movida, spazi pubblici molto frequentati, eventi stagionali ad alta affluenza.
Il tema non è tecnologico in senso stretto, ma politico e amministrativo. Significa chiedersi se si vuole investire in prevenzione, se si vuole usare l’innovazione come supporto alla sicurezza senza rinunciare ai diritti, se si intende proteggere davvero cittadini e turisti senza limitarsi a rincorrere le emergenze. In una regione che vive di turismo e che fa della qualità della vita uno dei propri punti di forza, anche la sicurezza percepita diventa un elemento competitivo.
L’esperienza di Lignano non offre soluzioni miracolose, ma indica una direzione possibile. Sta ora alle istituzioni valdostane, ai Comuni e alla Regione, valutare se guardare a queste innovazioni come a un rischio o come a un’opportunità. Perché, anche qui, la sicurezza non è solo controllo: è capacità di prevenire, di intervenire in tempo e di far sentire le persone — residenti e visitatori — semplicemente al sicuro.





