Quando la generosità incontra il dolore trasformato in impegno, succede qualcosa che somiglia a un dono natalizio vero, di quelli che non si incartano. In Valle d’Aosta esiste una realtà che, con delicatezza e coraggio, ha scelto di affrontare un tema spesso taciuto, circondato da silenzi e tabù: il suicidio e le ferite profonde che lascia. Il Mandorlo Fiorito nasce proprio da lì, da “una specificità del vissuto personale” come raccontano i volontari, da persone che hanno conosciuto da vicino quella frattura improvvisa nella vita e che hanno deciso di trasformare il dolore in ascolto, sostegno e presenza.
“Essere vicini alle persone nei momenti più fragili è parte della nostra identità più profonda”, sottolinea Paola Longo Cantisano (nella foto), referente della sezione per la prevenzione del suicidio dei Volontari del Soccorso Grand Paradis. È una frase che pesa come una responsabilità, ma che sa anche di tenerezza e caparbietà. E aggiunge: “La consapevolezza che chiedere aiuto è un atto di tutela della vita deve poter raggiungere la cittadinanza tutta”. È un invito che non dovrebbe lasciare indifferenti, perché parlare di prevenzione significa abbattere muri e allungare mani.

Il Mandorlo Fiorito oggi siede ai tavoli regionali dedicati al tema della prevenzione del suicidio e della legalità, porta testimonianze, ascolta, informa, costruisce una cultura in cui domandare aiuto non sia percepito come una resa ma come una forza. E lo fa nelle scuole, tra i giovani, nel territorio, là dove spesso la sofferenza si nasconde dietro la normalità.
In questi giorni una spinta concreta arriva da chi, da oltre vent’anni, mette insieme festa e beneficenza: il Centro Figurella di Aosta. “Questa piccola grande avventura è cominciata vent’anni fa”, racconta Roberta Pilati, responsabile del centro, con un sorriso che si percepisce anche a distanza. Tutto parte da una cena di Natale tra clienti del centro, che si trasforma in una tombolata benefica. “Sembrava quasi una scommessa”, confida, “ma ogni anno troviamo quella magia che si ripete: raccogliamo i premi, vendiamo le cartelle, e insieme destiniamo il ricavato a un’associazione del territorio”. Quest’anno la scelta è caduta sul Mandorlo Fiorito, un segnale chiaro di attenzione verso chi opera per “il sostegno della popolazione più fragile”.
Grazie alla generosità delle clienti, allo staff e alle attività che hanno donato i premi, la serata ha permesso di raccogliere 1.450 euro. “Siamo grati al Centro Figurella per aver scelto noi”, ribadisce Paola Longo Cantisano, sottolineando che queste risorse saranno destinate in particolare “ai giovani che stanno vivendo un forte malessere emotivo”. E aggiunge una frase che dovrebbe rimanere appesa come una luce accesa in una stanza buia: “Anche quando ci si sente smarriti, esiste sempre una strada possibile, e chiedere aiuto è il primo passo per ritrovarla”.

C’è un filo sottile che unisce una sala addobbata, delle cartelle di tombola, qualche risata e una raccolta fondi: quel filo si chiama comunità. Significa guardarsi attorno e accorgersi che accanto a noi c’è qualcuno che lotta con pensieri difficili, con solitudini che fanno rumore dentro, con un dolore che non sempre trova voce. E accorgersene può cambiare tutto.
“Crediamo fermamente nell’importanza dell’impegno sociale che svolgono queste associazioni e questo è il motore di tutti i nostri sforzi”, ripete Roberta Pilati. È una dichiarazione che vale come un impegno e come un invito. Perché ognuno di noi può fare qualcosa, anche solo diffondere informazioni giuste, ascoltare senza giudicare, rompere il silenzio.
Il Natale non è fatto solo di luci e pacchetti. A volte è una tombola che diventa un abbraccio. Un abbraccio che si chiama solidarietà. E che apre strade da percorrere insieme, per dirlo forte a chi è in difficoltà: non sei solo e non lo sarai. Non qui, non adesso, non più.





