Saranno le aule, le famiglie e gli sguardi dei bambini a raccontare, anche quest’anno, il Natale attraverso l’arte più antica e più semplice: il presepe. Dall’11 al 17 dicembre 2025, negli spazi del Seminario Maggiore di Via Xavier de Maistre 17 ad Aosta, torna la mostra dei presepi realizzati dagli studenti delle scuole valdostane. Un appuntamento che festeggia la sua X edizione e che negli anni ha saputo mettere insieme tradizione, creatività e comunità, grazie al lavoro degli insegnanti di religione cattolica che hanno creduto nella forza di questo simbolo.
Realizzare un presepe a scuola non significa solo ritagliare cartoncini o modellare la creta: è un esercizio di pazienza, immaginazione e manualità, ma anche un’occasione per scoprire da dove nasce questa tradizione. Secondo i racconti tramandati, fu Francesco d’Assisi il primo a immaginare una natività vivente a Greccio nel 1223, quando volle ricreare in una grotta la scena del Vangelo per renderla comprensibile e vicina alla gente. Non un gesto decorativo, ma un atto rivoluzionario: portare il divino alla portata degli uomini, trasformare una storia sacra in qualcosa che si può vedere, toccare, sentire. Da quel momento, il presepe si diffuse nelle chiese, nei palazzi nobiliari, nelle botteghe degli artigiani, fino a diventare patrimonio delle case di tutti, dall’Italia al Sud America, dall’Europa dell’Est fino alle isole del Pacifico, declinato in stili e materiali diversi ma sempre riconoscibile come linguaggio universale di pace.
La mostra di quest’anno porta un titolo carico di significato: Oltre la Porta Santa: un presepe di speranza e di pace. Il riferimento non è puramente simbolico: attraversare una Porta Santa in occasione del Giubileo è metafora di passaggio, di soglia, di nuovo inizio. È un gesto che parla di riconciliazione e futuro, di un cammino che non cancella ciò che è stato ma lo trasforma in orizzonte. Gli studenti valdostani lo interpreteranno a modo loro, con materiali liberi e idee libere, perché il presepe, seppur antico, resta un terreno fertile per l’originalità: lana, legno, sughero, materiali di recupero, luci di fortuna o colori accesi – ogni classe saprà dire, a suo modo, che la speranza non va sprecata.

Negli anni passati la mostra è stata un momento molto partecipato: scolaresche al mattino e al pomeriggio, famiglie e nonni nel preserale, un passaparola che ha trasformato un’esposizione in un incontro tra generazioni. Anche per questa edizione è previsto il voto della “giuria popolare”, che premierà il presepe più amato dai visitatori, mentre una commissione selezionerà i migliori lavori per ogni ordine di scuola. La premiazione si terrà mercoledì 17 dicembre alle ore 17.00 alla presenza del vescovo Franco Lovignana, momento conclusivo di una settimana che si annuncia densa di emozioni e creatività.
E forse il valore più grande di questa esposizione sta proprio qui: nel trasformare un lavoro di classe in un racconto comune. Perché il presepe – quello composto con precisione o quello nato da mani imprecise – funziona solo quando lo si guarda insieme. È un piccolo teatro di speranza, nel quale ognuno trova il suo posto: chi crede, chi ricerca, chi semplicemente osserva. Un invito a passare, idealmente o concretamente, quella Porta Santa che ci spalanca l’idea che la pace e la speranza non siano concetti lontani, ma gesti quotidiani fatti di carta, colla, condivisione e sguardi che si incontrano. In fondo, la natività ci ricorda che il mondo può ricominciare da un bambino che dorme e da una comunità capace di custodirlo. Ben oltre il presepe, ben oltre la porta.





