Il Messager valdôtain non è soltanto una pubblicazione: è un rito collettivo, un gesto che si ripete da 115 anni, una stretta di mano simbolica tra passato e futuro. Torna in edicola da domani, sabato 6 dicembre, al prezzo di 18 euro, e come sempre si porta dietro un anno intero di fatti, nomi, cronache e volti della Valle d’Aosta, raccontando il periodo che va dall’ottobre 2024 a quello del 2025. L’edizione è stata presentata oggi alla stampa in un clima di festa ma, come spesso avviene con il Messager, anche di riconoscenza: perché prima ancora di leggerlo, molti valdostani lo sentono come qualcosa che appartiene loro.
Tre pagine sono dedicate alla regina della neve Federica Brignone, simbolo perfetto di come la Valle d’Aosta si faccia conoscere nel mondo: con discrezione, con radici solide e con risultati che parlano da soli. Spazio poi agli appuntamenti democratici dello scorso settembre, le elezioni regionali e comunali, fotografate nelle loro dinamiche locali e nel cambiamento generazionale che si intravede dietro le liste e i seggi. Non potevano mancare i cinquant’anni delle guide alpine valdostane, un mezzo secolo di professionalità che è anche patrimonio culturale, icona di ciò che siamo e di come ci osservano gli altri.
“Il Messager – ha sottolineato il presidente del Consiglio Valle, Stefano Aggravi – è un frammento importante della nostra storia collettiva”, e non è soltanto una frase di circostanza: in un tempo in cui la memoria è liquida e le notizie scompaiono nel flusso social dopo dieci secondi, un libro che resta, che si sfoglia e si conserva, diventa un gesto quasi rivoluzionario. Lo ha rimarcato anche il presidente della Regione Renzo Testolin, ricordando come il Messager “racconti il passato, ma sia da stimolo per il futuro”: è il racconto di una comunità, certo, ma anche il tentativo di non smarrirsi mentre il mondo corre più veloce di noi.
E proprio il tema della lingua dà un valore aggiunto all’edizione di quest’anno. Il Guichet linguistique rinnova la collaborazione proponendo una selezione di testi in francoprovenzale, firmando così un ponte culturale che non è nostalgia ma resistenza, trasmissione, consapevolezza. Tre racconti provenienti da Verrayes, Valgrisenche e Quart — La faye dé Rapy, La lavabouia de Fornet e La Val d'Outa que se baoudze — diventano tre finestre su altrettanti paesaggi linguistici: e non è folklore, ma vita vera, parlata, custodita. Un patois che sopravvive perché qualcuno lo scrive, lo legge e lo insegna.
A confermare la modernità di un progetto che apparentemente profuma d’antico, arriva anche il digitale: sul sito patoisvda.org saranno disponibili registrazioni audio e traduzioni, trasformando la lettura in un’esperienza immersiva capace di dare voce — letteralmente — al patrimonio orale della Valle.
Nella sua apparente semplicità, Il Messager svolge un compito più grande: ci mette davanti allo specchio. Ci racconta come siamo cambiati e come, in fondo, desideriamo restare. È un album di famiglia che non ritrae solo i cognomi valdostani, ma il modo in cui la Valle ha resistito, innovato, litigato, vinto e sbagliato.
A ogni dicembre, ci ricorda che l’identità non è una cartolina statica, ma una storia che continuiamo a scrivere. E forse proprio per questo — perché parla di tutti noi — dopo 115 edizioni, rimane ancora un appuntamento che non ha bisogno di presentazioni. Basta dire: “È uscito il Messager”.





