A volte la parola sicurezza sembra un mantra ripetuto quasi per dovere. Poi, invece, diventa concreta: mattoni, acciaio, scavi, sudore e cantieri che cambiano un pezzo di città. È un buon segnale, ogni tanto, vedere che quella parola non resta schiacciata fra un comunicato e un annuncio, ma prende forma sulla strada che percorriamo tutti i giorni — quella dove ci fermiamo al semaforo, dove rallentiamo per i pedoni, dove magari abbiamo rischiato una frenata brusca anche senza dirlo a nessuno.
È il caso del tratto urbano della ex Statale 26, via Roma, che da anni conviveva con i new jersey come certi ospiti che arrivano per una notte e si fanno trovare ancora a colazione dopo dieci anni. La Giunta ha approvato il progetto esecutivo per sistemare e mettere in sicurezza circa 450 metri di strada, tra lo svincolo del sottopasso vicino a via Mochet e la rotatoria con via Duca degli Abruzzi. Cinque tratti — non proprio una passeggiata — con l’ambizione di dare alla zona un volto più ordinato e, soprattutto, più sicuro: nuove barriere al posto di quelle obsolete, rifacimento dei cordoli ammalorati, un nuovo canale di scolo dove serve, ritocchi al terreno a monte e a valle, e un pezzo rinnovato di illuminazione pubblica. Qualcosa di pratico, insomma.
«Con l’approvazione odierna in Giunta compiamo un passo decisivo per la sicurezza della circolazione in un tratto particolarmente delicato della città», spiega l’assessore alle Opere pubbliche, Corrado Cometto, che non nasconde un retrogusto di sollievo: «Da quasi dieci anni un segmento di circa 50 metri era protetto da new jersey installati dopo la caduta di un autoarticolato nel cortile sottostante, con un dislivello di circa sei metri. Un episodio fortunatamente senza conseguenze per le persone, ma che aveva richiesto un intervento urgente rimasto poi provvisorio per tanto tempo».
Detto altrimenti: era arrivato il momento di smetterla con il “provvisorio permanente”, quello che in Italia ha una capacità di sopravvivenza invidiabile. E il progetto, dal costo complessivo di 773.500 euro finanziati con fondi comunali e contributi regionali, prova a chiudere una parentesi che si era allungata troppo.
«Il progetto — continua Cometto — prevede la completa ricostruzione dei cordoli, la posa di nuove barriere di sicurezza non solo nel tratto più critico, ma lungo circa 400 metri di strada, oltre a un insieme coordinato di opere finalizzate a garantire una protezione stabile e duratura, pienamente conforme agli standard più moderni». Parole misurate ma nette, con quella punta di orgoglio che ci sta quando si supera un capitolo rimasto aperto più del previsto.
E poi c’è il tema che tocca tutti, automobilisti e residenti: i lavori e i disagi. Perché sì, arriveranno, non c’è cantieri senza rallentamenti, senza qualche clacson smarrito o una deviazione improvvisa. Ma almeno c’è un piano o, quantomeno, una promessa: «I lavori — precisa l’assessore — che comporteranno inevitabili restringimenti della carreggiata, saranno svolti in gran parte durante il periodo estivo, quando il traffico risulta sensibilmente ridotto grazie alla chiusura delle scuole».
Scelta logica, ragionevole, quella che tutti ci aspettiamo. E che, forse, ci ricorda che la sicurezza non è un titolo, ma un percorso. Un passo alla volta, un cordolo alla volta. Con qualche imperfezione, certo, con i tempi dei lavori, con gli imprevisti di cantiere e con l’ironia sottile dei new jersey che magari hanno messo radici. Ma, almeno questa volta, sembra che la città abbia deciso di non farsela prendere troppo comoda. E già questo — in tempi di annunci e ritardi — suona quasi come una piccola rivoluzione.





