C’è un dato che ormai inquieta più dei titoli di cronaca: non è più la singola indagine a preoccupare, ma la ripetitività delle vicende che riportano la Casa da gioco sotto i riflettori nazionali per corruzione e riciclaggio. “La Valle d’Aosta torna a essere raccontata come una lavatrice di denaro illecito”, è la constatazione amara e senza giri di parole contenuta nella nuova iniziativa politica depositata in Consiglio.
I consiglieri regionali di Alleanza Verdi e Sinistra, Chiara MInelli e Eugenio Torrione, hanno infatti presentato un’interrogazione dal titolo diretto e senza margini di interpretazione: “Casinò, corruzione e riciclaggio”.
Nell’atto si richiama quanto emerso dall’inchiesta della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Aosta: il Casinò di Saint-Vincent sarebbe stato utilizzato per ripulire denaro sporco – “anche grazie alla complicità di dipendenti o dirigenti della Casa da gioco”, ricordano i consiglieri. Ma a preoccupare non è solo la dimensione del fenomeno: nel provvedimento del gip, come riportato dagli organi di stampa, si sottolinea “l’assoluta inefficacia dei sistemi di controllo attuati all’interno della casa da gioco”, evidenziando la scarsità delle segnalazioni di operazioni sospette – appena 130 in due anni.
“Un numero irrisorio”, che – secondo il testo – denoterebbe “la mancata attivazione di iniziative o interventi volti alla mitigazione del rischio”. Non un dettaglio tecnico, ma una crepa profonda nella gestione di una struttura la cui responsabilità amministrativa, gestionale e politica, viene ricordato, è in capo alla Regione.
I consiglieri chiedono al Presidente se sia stata avviata una verifica puntuale sulle falle del sistema di controllo interno, quali provvedimenti siano stati adottati nei confronti dei due funzionari indagati e se, negli ultimi anni, siano state condotte indagini interne sulle condotte e sul rispetto dei regolamenti da parte dei dipendenti.
“La guardia va alzata, non abbassata”, è il messaggio politico che trapela dal testo. Perché il punto – fanno intendere – non è aspettare l’esito del procedimento penale, ma interrompere il ciclo che periodicamente riporta la Casa da gioco sulle pagine nazionali per gli stessi, identici motivi.
Un segnale pubblico e un’assunzione di responsabilità politica diventano inevitabili. Anche per difendere l’immagine della Valle d’Aosta e preservare la credibilità di chi la governa. Perché tra riciclaggio, corruzione e controlli che non funzionano, il conto – alla fine – non lo paga solo il Casinò. Lo paga un’intera comunità.





