FEDE E RELIGIONI - 29 novembre 2025, 08:00

Leone XIV, non rischiano di ridurre Gesù Cristo a un leader carismatico o un superuomo

La preghiera ecumenica nel luogo del Primo Concilio di Nicea e la recita del Credo

Leone XIV, non rischiano di ridurre Gesù Cristo a un leader carismatico o un superuomo

Di Angela Ambrogetti - ACI Stampa

"Se Dio non si è fatto uomo, come possono i mortali partecipare alla sua vita immortale? Questo era in gioco a Nicea ed è in gioco oggi" e "questa domanda interpella in modo particolare i cristiani, che rischiano di ridurre Gesù Cristo a una sorta di leader carismatico o di superuomo, un travisamento che alla fine porta alla tristezza e alla confusione".

Papa Leone XIV inizia così la sua omelia durante la celebrazione ecumenica a Nicea, sulle rive del lago accanto al luogo dove si svolse il Concilio del 325 e, più tardi, un secondo Concilio.

Oggi si può vedere una chiesa che, forse, è collegata al Primo Concilio, dedicata a un santo martire locale, Neofito, e ritrovata solo nel 2014 sotto le acque del lago.

Da un palco la si scorge ancora, insieme alla zona archeologica legata al Palazzo Imperiale di Costantino, dove forse si svolse realmente il Concilio. Fu l’imperatore a convocarlo e, come si usava allora, il Papa vi inviò un suo legato. La questione della divinità di Cristo, la data della Pasqua e la sinodalità furono i temi centrali del Concilio: un incontro dei vescovi del mondo per dirimere una questione teologica ma anche per favorire la riconciliazione.

"La riconciliazione è oggi un appello che proviene dall’intera umanità afflitta da conflitti e violenze – ha detto il Papa –. Il desiderio di piena comunione tra tutti i credenti in Gesù Cristo è sempre accompagnato dalla ricerca di fraternità tra tutti gli esseri umani".

A Nicea venne codificata la professione di fede e "nel Credo niceno – spiega Leone XIV – professiamo la nostra fede «in un solo Dio Padre»; tuttavia, non sarebbe possibile invocare Dio come Padre se rifiutassimo di riconoscere come fratelli e sorelle gli altri uomini e le altre donne, anch’essi creati a immagine di Dio".

Del resto, "la confessione di fede cristologica è di fondamentale importanza nel cammino verso la piena comunione: essa infatti è condivisa da tutte le Chiese e Comunità cristiane nel mondo, comprese quelle che, per vari motivi, non utilizzano il Credo niceno-costantinopolitano nelle loro liturgie", sottolinea il Pontefice.

E aggiunge: "L’uso della religione per giustificare la guerra e la violenza, come ogni forma di fondamentalismo e di fanatismo, va respinto con forza, mentre le vie da seguire sono quelle dell’incontro fraterno, del dialogo e della collaborazione".

All’arrivo in elicottero del Papa si sente in lontananza un muezzin che chiama alla preghiera.

Il Vangelo viene portato solennemente sulle rive del lago; il Papa e il Patriarca Bartolomeo attendono, insieme ai rappresentanti di molte confessioni cristiane.

Nel suo saluto, il Patriarca Bartolomeo I si dice commosso per la presenza del Papa e afferma che "nonostante i tanti secoli trascorsi e tutti i rivolgimenti, le difficoltà e le divisioni che essi hanno portato con sé, ci avviciniamo comunque a questa sacra commemorazione con condivisa riverenza e un comune sentimento di speranza. Perché non siamo qui riuniti semplicemente per ricordare il passato. Siamo qui per rendere testimonianza viva della stessa fede espressa dai Padri di Nicea".

E aggiunge: "Come cristiani, ci viene chiesto di pensare in modo diverso. Il nostro segno paradossale di vittoria è il segno invincibile della Croce". E ancora: "Come cristiani, la fede apostolica espressa a Nicea è la nostra vittoria. Con questa fede la tirannia del peccato è abolita nella nostra vita, la schiavitù della corruzione è sciolta e la terra è elevata al cielo. Il Credo niceno agisce come un seme per tutta la nostra esistenza cristiana".

Il momento più intenso è la recita corale del Credo.

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