Dalla parte dei cittadini - 29 novembre 2025, 10:30

Quindici anni di Legge 38: la Valle d’Aosta fa i conti col dolore che non vuole tacere

Tra diritto alla cura, sofferenza ignorata e reti che funzionano a metà, l’incontro promosso dalla LICD VdA diventa l’occasione per capire quanto la Legge 38/2010 sia applicata davvero. Tra richiami etici, denunce sui ritardi e un appello a riconoscere anche il dolore mentale, la Valle d’Aosta prova a guardarsi allo specchio

Quindici anni di Legge 38: la Valle d’Aosta fa i conti col dolore che non vuole tacere

A distanza di quindici anni dall’entrata in vigore della Legge 38/2010, quella che – almeno sulla carta – garantisce a ogni cittadino l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, la Lega Italiana contro il Dolore Valle d’Aosta ha radunato soci, operatori e curiosi in una sala gremita del ristorante Intrecci. Una conferenza per fare il punto, certo, ma anche per ricordare che “il dolore è un diritto umano negato troppo spesso”, come ha sintetizzato qualcuno dal pubblico.

A rompere il ghiaccio è stata la presidente LICD VdA, Mariagrazia Vacchina, che ha messo subito sul tavolo il nocciolo della questione: “La sofferenza – fisica o mentale – non è un margine, è parte del percorso di cura”.
Vacchina non si è limitata ai principi: ha ricordato l’impegno dell’associazione, dalla presenza sul territorio fino all’esperienza de La casa dei cittadini/La maison des citoyens, lo spazio di ascolto avviato dentro l’Emporio solidale Quotidiamo grazie al supporto del CSV VdA. Un luogo nato per intercettare fragilità e restituire un po’ di dignità a chi non sa più dove appoggiarsi.

Poi la parola è passata al dottor Lorenzo Pasquariello, che non l’ha mandata a dire. La Legge 38 ha creato strumenti utili, certo: “La prescrizione degli oppioidi è diventata più semplice, le reti si sono sviluppate”, ha riconosciuto.
Ma il quadro complessivo resta traballante. Formazione insufficiente, assistenza domiciliare a macchia di leopardo, scarsa consapevolezza tra i cittadini e, soprattutto, un’Italia che va a velocità diverse.
Il problema vero è che ciò che dovrebbe essere un diritto universale dipende ancora dal codice di avviamento postale”, ha spiegato. A ricordare che il dolore cronico non è un fatto marginale, Pasquariello ha citato il Rapporto Censis-Grünenthal: quasi dieci milioni di italiani convivono con sofferenze moderate o severe, con costi umani ed economici che nessuno vuole davvero mettere in conto.

Il viaggio nella sofferenza si è poi spostato sul versante psicologico con l’intervento dello psicologo aostano Alessandro Fusaro.
Pur riconoscendo i passi avanti della Valle d’Aosta – servizi psicologici nelle scuole, nella PA e nei presidi sanitari – Fusaro ha messo il dito nella piaga più culturale che clinica: “Sul dolore mentale siamo ancora impacciati, quasi imbarazzati. Lo riconosciamo solo quando esplode”.
Ha ricordato come la nuova cornice strategica, dal Piano Nazionale Salute Mentale 2025–2030 alla guida OMS 2025, chieda di collegare scuola, lavoro, ospedale e territorio: una rete che si prende cura delle persone prima dei sintomi.

Il bioeticista Giovanni Donati ha portato lo sguardo filosofico ed etico, ma con una chiarezza disarmante: “La Legge 38 è un patto etico, prima ancora che giuridico”.
La definisce “una delle massime espressioni normative della centralità della persona malata”, perché obbliga il medico a un’alleanza terapeutica fondata su dignità, ascolto e consenso realmente condiviso.
Donati ha ribadito: “Alleviare la sofferenza non è un optional, è parte piena della cura”, ricordando che il rifiuto dell’accanimento terapeutico non è debolezza, ma responsabilità.

La rete valdostana viene riconosciuta come una delle più complete: Hospice Beauregard, ADI dedicata, SSD Terapia del Dolore come hub regionale, insieme a neurostimolazione, radiofrequenza, pompe intratecali e perfino agopuntura.
Però non basta. Dal confronto sono emersi alcuni nodi da affrontare senza indugi: coordinamento più stretto tra medici di medicina generale e Terapia del Dolore; pubblicazione di report periodici, oggi ancora assenti; rafforzamento dei PDTA dedicati a dolore nociplastico e fibromialgia; comunicazione più chiara ai cittadini sui diritti garantiti dalla legge.

La serata si è chiusa con un confronto acceso e partecipato: storie personali, denunce, domande, proposte. Volontari, pazienti, operatori sanitari. Uno dei presenti ha sintetizzato lo spirito dell’incontro con una frase che ha fatto annuire tutti:
Il dolore non si può evitare, ma l’abbandono sì. Basta volerlo”.

pi.mi.

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