La notizia arriva da ieri, ma ha già iniziato a far tremare più di qualche scrivania. La procura regionale della Corte dei conti della Valle d’Aosta ha infatti chiesto il giudizio per Patrizia Mauro, ex dirigente dell’Unité Grand-Combin, e per il professionista Luigi Cortese, accusati di aver generato un presunto danno erariale complessivo di circa 1,11 milioni di euro. Una cifra che la dice lunga sul livello di criticità della vicenda e sul fatto che la magistratura contabile non abbia ritenuto di sorvolare su nulla.
Secondo la ricostruzione del procuratore regionale Quirino Lorelli, tra il 2015 e il 2021 l’Unité avrebbe conferito a Cortese incarichi ripetuti e soprattutto eccedenti la soglia massima consentita dalle norme europee. Non un dettaglio tecnico, ma – stando alle contestazioni – il cuore dell’“inghippo”: se le regole sugli incarichi vengono scavalcate, i progetti finanziati dall’UE semplicemente non stanno più in piedi. E infatti, puntuale come l’Europa quando si tratta di controlli, è arrivata la sforbiciata: riduzione delle spese ammissibili e quindi perdita di risorse per l’ente locale.
Ed è qui che la questione diventa davvero pesante, non è solo l’affidamento degli incarichi a essere messo sotto i riflettori, ma l’efficacia stessa del lavoro svolto. Perché, pur avendo dato al professionista vari mandati di supporto alla progettazione e gestione di iniziative transfrontaliere, il risultato non avrebbe evitato il danno finale. Fondi persi, opportunità evaporate e un ente che si ritrova con un buco milionario attribuito – secondo la procura – proprio alla gestione degli incarichi.
Le difese, come prevedibile, respingono tutto: l’avvocato Piercarlo Carnelli per Cortese e l’avvocato Fabrizio Callà per Mauro hanno contestato punto per punto le ricostruzioni del procuratore. Nessuna irregolarità, nessun superamento dei limiti, nessun nesso tra gli incarichi e il taglio dei finanziamenti. La linea è chiara: non c’è stato danno, e se c’è stato non è certo imputabile agli imputati.
La sezione giurisdizionale della Corte dei conti deciderà nelle prossime settimane. Ma intanto resta l’impressione che questa vicenda non sia una semplice formalità amministrativa: la sensazione è che qui la Corte abbia davvero scoperchiato un ingranaggio che da tempo cigolava, mettendo a nudo una gestione progettuale che merita più di un chiarimento, non solo nelle aule della magistratura contabile ma anche sul piano politico.





