La storia la conosciamo fin troppo bene, Piero. È quella che abbiamo raccontato più volte, con la pazienza di chi osserva un problema che cresce, si incarta e si incancrenisce. Le multe Send non notificate sono diventate un incubo per centinaia di cittadini, una vicenda grottesca fatta di ritardi, avvisi mai arrivati, cartelle spuntate dal nulla e la sensazione netta di essere finiti dentro un meccanismo amministrativo che non controlliamo più. E mentre la gente girava con l’angoscia di una sanzione raddoppiata o di un fermo amministrativo imminente, la politica locale sembrava muoversi come un pachiderma in letargo: lenta, lentissima, quasi affaticata da sé stessa.
Oggi, però, arriva almeno un segnale. Durante i lavori del Consiglio comunale di Aosta, il sindaco Rocco ha presentato una relazione sugli approfondimenti effettuati e sulle mozioni discusse riguardo alle famigerate multe Send mai notificate. Una relazione che, per la prima volta, ammette chiaramente che esiste un problema serio, diffuso e ormai ingestibile senza un intervento diretto dell’amministrazione.
Dopo la discussione – accesa, a tratti impietosa – tra tutti i gruppi consiliari, la maggioranza ha comunicato un impegno preciso: il sindaco incontrerà le associazioni di categoria per informarli e, soprattutto, concertare con loro gli strumenti giuridici e le modalità operative da mettere a disposizione dei cittadini. Tradotto: finalmente si cerca di dare alle persone un percorso chiaro per difendersi, per opporsi, per far valere i propri diritti senza dover diventare esperti di diritto amministrativo o impazzire dietro a PEC, raccomandate e protocolli.
Bene? Sì, finalmente. Ma tardi, tremendamente tardi. Perché questa storia non nasce oggi, né ieri. I malumori circolano da mesi, i casi concreti li abbiamo snocciolati mille volte, e la percezione diffusa è che la politica si sia accorta del problema solo quando la pressione della gente è diventata insostenibile. È questa lentezza che pesa: la sensazione che si sia aspettato troppo prima di muoversi, che si sia lasciato che la spirale continuasse, che la burocrazia inghiottisse i cittadini prima ancora che il Comune si prendesse la briga di mettere un freno.
Il passo del sindaco, oggi, è importante: incontro con le categorie, informazione capillare, strumenti di tutela. Ma arriva dopo un percorso che ha lasciato sul terreno rabbia, sfiducia e parecchi portafogli alleggeriti. E questa cosa non si dimentica facilmente. La fiducia, una volta persa, non si ricostruisce con un comunicato.
Ora la domanda è semplice: si riuscirà davvero a riparare il danno? A guidare i cittadini attraverso un percorso ordinato, trasparente, efficace? A mettere in chiaro chi deve pagare, chi ha diritto al ricorso, chi è stato penalizzato da un sistema che non funzionava?
Lo vedremo presto. Ma una cosa è certa: per tanti valdostani questa vicenda non è un fatto tecnico. È un peso quotidiano. Ed è proprio da lì che la politica dovrebbe ripartire: non dalla difesa burocratica, ma da chi quella burocrazia se l’è trovata addosso come un macigno. Ripartire tardi è sempre meglio che non ripartire affatto, certo. Ma il conto della lentezza, quello sì, resta sul tavolo.





