FEDE E RELIGIONI - 21 novembre 2025, 14:49

Virgo Fidelis, il silenzio che protegge

Ad Aosta la celebrazione della Patrona dell’Arma tra memoria, fede e gratitudine

Virgo Fidelis, il silenzio che protegge

La festa della Virgo Fidelis, Patrona dell’Arma dei Carabinieri, non è mai una semplice ricorrenza. È un giorno in cui si mescolano storia, fede e servizio. Un giorno in cui — come ricorda l’appellativo mariano scelto da Papa Pio XII nel 1949 — la fedeltà diventa un impegno concreto, quasi un voto civile e spirituale insieme.

Questa mattina, nella cornice austera e suggestiva della Collegiata dei Santi Pietro e Orso, la celebrazione ha raccolto Carabinieri in servizio e in congedo, autorità civili e militari, cittadini, famiglie. A presiedere la Messa il Vescovo di Aosta, monsignor Franco Lovignana, che ha richiamato il senso più profondo della giornata: la custodia. Custodia del bene comune, della legalità, ma anche della fragilità delle persone, di quelle vite che trovano protezione nel lavoro silenzioso dell’Arma.

La Virgo Fidelis non è un simbolo astratto. È un riferimento concreto al modo in cui i Carabinieri vivono il loro servizio: nella discrezione, nella prossimità, nell’abnegazione. Non a caso durante la cerimonia è tornato alla memoria uno degli episodi più drammatici e fondativi della storia dell’Arma: l’eroica difesa di Culqualber, di cui oggi ricorre l’84° anniversario.

Il comunicato ricorda parole che ancora commuovono: la Bandiera dell’Arma fu decorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare per l’azione del 1° Battaglione Carabinieri e Zaptiè, che nel novembre del 1941 si sacrificò fino all’ultimo uomo.
Il testo della motivazione — lungo, solenne, scolpito nella memoria collettiva — sembra parlare non solo del passato ma di un’idea eterna di fedeltà:
«Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici… affrontava con indomito valore… deciso al sacrificio supremo… simbolo delle virtù italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tradizioni dell’Arma».

Culqualber non è un episodio militare qualunque: è un racconto che torna ogni anno a ricordare cosa significhi servire fino in fondo, anche nelle condizioni più disperate, anche quando il combattimento si trasforma in corpo a corpo, anche quando la parola “dovere” costa la vita.

Accanto alla celebrazione religiosa e alla memoria storica, oggi è anche la Giornata dell’Orfano, una ricorrenza semplice e silenziosa, che parla a bassa voce.
È il momento in cui l’Arma guarda alle proprie famiglie, a quei figli che hanno perso un padre o una madre in uniforme.

È un modo per dire che il sacrificio non viene dimenticato, e che esiste una comunità — reale, concreta — pronta a sostenere chi porta sulla pelle un dolore che nasce dal dovere compiuto.

Quest’anno, ad Aosta, la Virgo Fidelis non è stata solo una celebrazione religiosa. È sembrata quasi un incontro tra dimensioni diverse: la spiritualità mariana, il valore militare, la memoria dei caduti e la cura verso chi resta.
Nell’aria si respirava una gratitudine composta, di quelle che non fanno rumore ma lasciano traccia.

Perché in fondo questa giornata restituisce ai Carabinieri — e a chi li osserva — una verità semplice: la fedeltà non è un concetto astratto. È una scelta quotidiana, fatta di presenza, di responsabilità e di silenzio operoso.

E forse proprio per questo, ogni 21 novembre, la Virgo Fidelis continua a parlare.

pi.mi.

SU