La fotografia è nitida, quasi brutale: a tredici anni dalla “rivoluzione gentile” del referendum che bloccò il pirogassificatore, la Valle d’Aosta torna a guardare negli occhi il suo grande rimosso, i rifiuti. E lo fa sotto pressione, perché il conto alla rovescia è già iniziato: la discarica di Brissogne finirà lo spazio tra sei anni, nel 2031. Valle d’Aosta Virtuosa, che quella battaglia la vinse portando alle urne una comunità intera, ieri ha rimesso sul tavolo la questione in una conferenza stampa che è sembrata molto più un appello civico che una semplice analisi tecnica. Un appello – e una denuncia – rivolti alla politica che, tra ritardi, incoerenze e scelte miope, continua a inseguire i problemi invece di prevenirli.
«Siamo preoccupati, molto», ha scandito Paolo Meneghini. Non è una frase di circostanza: se Brissogne si esaurisce, le alternative sono solo due, entrambe costose e entrambe scomode. O si esportano i rifiuti fuori Valle. Oppure si individua una nuova discarica. Uno scenario da anni ’90 che cozza con ogni ambizione di modernità e autonomia territoriale.
Per Meneghini la strada, invece, è chiara: «Rifiuti Zero. Riduzione, riuso, selezione all’origine, porta a porta ovunque, tariffe puntuali». Non utopia, ma pianificazione. Non ideologia, ma buonsenso: meno rifiuti finiscono in discarica, più la discarica stessa diventa un dispositivo residuale e non un buco nero che inghiotte denaro e salute.
E poi c’è il caso Pompiod, la ferita aperta. «No secco alla riapertura», ribadisce Ernesto Pison, ricordando che il comitato ha già depositato un ricorso al TAR: «La proprietà ha presentato un atto di intervento contro il nostro ricorso, e nel programma del nuovo governo regionale si parla di riorganizzazione delle discariche. A noi queste parole non bastano». La richiesta è perentoria: chiusura definitiva, bonifica, e monitoraggio trentennale. Un linguaggio da emergenza ambientale, non da ordinaria amministrazione.
Il PRGR 2022–2026 – il Piano regionale dei rifiuti – contiene già, nero su bianco, la strategia Rifiuti Zero. Dieci passi semplici: riduzione, riuso, porta a porta, tariffa puntuale, compostaggio, isole ecologiche attrezzate, fabbrica dei materiali, ricerca, e discarica solo temporanea. Nulla da inventare. Ma l’ATO-Regione e i SubATO, denuncia Valle Virtuosa, «tardano ad adottarle».
Eppure gli obiettivi di legge non ammettono deroghe:
80% di raccolta differenziata entro il 2026 (oggi siamo al 69,5%); riciclo di materia al 65% (dato non disponibile); riduzione dei rifiuti rispetto al 2019 (oggi siamo oltre: 615 kg/abitante nel 2023); sotto il 10% in discarica entro il 2035 (oggi siamo oltre il 30%).
Il risultato? Per centrare in un anno ciò che si doveva fare in quattordici serviranno scelte drastiche e impopolari. Inevitabili.
La Valle d’Aosta è ormai stabilmente tra le regioni italiane dove la TARI cresce più rapidamente. Nel 2022 – lo dice ISPRA – ogni valdostano ha pagato 223,9 euro: molto più che in Lombardia, Piemonte, Veneto, e perfino del dato medio del Nord Italia.
Le cause sono cristalline: sette SubATO con sistemi di raccolta diversi e disomogenei; uso massiccio di raccolte stradali con contenitori seminterrati, costosi e inefficienti; ritardo nella diffusione del porta a porta; debolezza del compostaggio locale; un impianto di Brissogne obsoleto, tecnicamente inadeguato e vistosamente fragile.

L’incendio della notte tra l’1 e il 2 luglio ha mostrato che l’impianto non era “a prova di Valle”: l’umidità, la componente organica, il metano, la mancanza di sistemi automatici di spegnimento. Per Valle Virtuosa è un fallimento tecnico e politico.
Dal 2020 Enval applica una tariffa unica per tutti i flussi differenziati – 78,21 €/t – e una per l’indifferenziato – 152,43 €/t. Un rapporto rigido di 2:1 per 17 anni. Tradotto: la qualità della differenziata non conta. Un comune virtuoso paga come uno pigro. «È l’esatto opposto del principio europeo “chi inquina paga”», insistono i comitati.
Un paradosso: mentre l’Europa premia riciclo, compostaggio e riduzione, la Valle penalizza chi ci prova.
L’assessorato Ambiente–Opere pubbliche–Territorio, secondo Valle Virtuosa, non ha dato la spinta necessaria. Troppe modifiche considerate “non sostanziali” – quindi senza valutazioni ambientali – troppi ritardi, troppe riunioni mancate. Nel 2025 l’ORR si è riunito una sola volta. Il rapporto annuale sulla gestione dei rifiuti 2024 manca ancora all’appello. «Così non si governa un sistema», è la stoccata.
E poi c’è l’assenza clamorosa: gli ispettori ambientali.
«Servono subito», dice l’associazione. Controllo dei conferimenti, lotta agli abbandoni, sostegno ai comuni: un tassello indispensabile per rendere la tariffa puntuale uno strumento di equità e non un’altra tassa mal digerita.
Il tecnico internazionale Enzo Favoino – tra i pionieri del riciclo in Europa – lo ripete da vent’anni: i rifiuti, se gestiti bene, generano lavoro, risparmio e salute. Non servono inceneritori. Non servono discariche infinite. Serve una strategia unica, omogenea, regionale:
porta a porta ovunque, organico avviato subito, tariffa puntuale, fabbrica dei materiali, trasparenza.
È una ricetta banale? Forse. Ma in Valle d’Aosta, dove spesso si preferisce la deroga all’applicazione, la timidezza alla scelta, la discrezionalità al metodo, è quasi rivoluzionaria.

La discarica di Brissogne ha i mesi contati. Veramente. E nel frattempo i rifiuti entrano senza i pretrattamenti previsti dalla legge. Una follia ambientale e una mina economica: se il sistema arranca, le bollette aumentano. Già lo stanno facendo.
Valle d’Aosta Virtuosa lancia l’allarme, ma anche una proposta. La politica è chiamata a rispondere. Non nel 2026, non nel prossimo piano, non dopo l’ennesima emergenza.
Adesso.
Perché quando un territorio piccolo smette di occuparsi dei suoi rifiuti, i rifiuti iniziano a occuparsi del territorio.





