Ci sono giornate in cui la Valle sembra più buona del solito. Lo sentirai nelle voci fuori dai supermercati, nei sacchetti che si riempiono, nei saluti tra persone che magari non si conoscono ma si riconoscono nello stesso gesto: donare cibo a chi non ne ha abbastanza.
Succederà di nuovo oggi sabato 15 novembre, quando i sacchi arancioni della Colletta Alimentare torneranno nelle nostre mani, nei nostri carrelli, davanti alle case e alle famiglie che ogni giorno fanno i conti non solo con le bollette, ma con una domanda che nessuno vorrebbe porsi: basterà per arrivare a fine mese?
Il Banco Alimentare porta con sé una storia semplice e grandissima: nasce nel 1989 da amici che volevano imitare un’esperienza spagnola. Un magazzino a Meda, la sintonia con don Luigi Giussani, l’idea elementare e rivoluzionaria insieme: recuperare cibo e darlo a chi ne ha bisogno.
Qui da noi tutto comincia nel 1998, quasi in sordina, con i primi volontari che provano la Colletta. Poi l’associazione cresce, diventa parte della rete nazionale nel 2006 e trova casa, dal 2018, in quel magazzino di Saint-Christophe dove gli scaffali oggi si preparano a farsi riempire di nuovo.
Oggi in Valle d’Aosta il Banco Alimentare sostiene:
Oltre 2.500 persone in difficoltà
34 organizzazioni partner che distribuiscono il cibo nei vari comuni
L’anno scorso, solo con la Colletta, siamo arrivati a 37,6 tonnellate di alimenti raccolti. Una montagna di scatoloni, sì, ma anche una montagna di domande.
Perché — inutile girarci intorno — negli ultimi anni, tra caro-carburante, inflazione, stipendi fermi e tagli continui alle misure di sostegno, le politiche economiche del Governo centrale non stanno affatto frenando la povertà.
Anzi, in troppe famiglie la spesa è diventata una specie di acrobazia contabile. Così, mentre a Roma si discute di cifre e riforme, nei nostri comuni c’è chi si trova a scegliere se riempire il frigorifero o pagare l’affitto.
E allora, diciamolo senza imbarazzo: la Colletta è bellissima, ma non dovrebbe essere necessaria.
Oggi riconoscerai le pettorine dei volontari: Alpini, Croce Rossa, Caritas, Scout, Protezione civile, parrocchie, gruppi evangelici, associazioni che magari durante l’anno litigano su mille cose, ma quando si tratta di riempire un sacchetto si ritrovano dalla stessa parte del mondo.
Saranno circa 350 persone impegnate, e non è retorica dire che senza di loro la Colletta non esisterebbe.
Arriviamo qui, al punto più scomodo ma anche il più necessario: Com’è possibile che una Regione autonoma, con competenze proprie e un bilancio importante, abbia ancora migliaia di cittadini senza sicurezza alimentare?
La generosità non deve diventare una foglia di fico politica. Non possiamo chiedere ai valdostani di colmare con i loro sacchetti ciò che dovrebbe essere garantito dai diritti fondamentali.
La solidarietà è una forza che ci fa onore, ma non basta. E allora, alla politica valdostana — a tutte le forze senza distinzione — diciamo questo:
Fate della lotta alla povertà un tema di governo, non solo di stagione.
Costruite un sistema stabile di sostegno alimentare territoriale.
Investite su lavoro, servizi, autonomie locali di prossimità.
E soprattutto, pretendete da Roma misure economiche capaci di non spingere altre famiglie nel bisogno.
Perché i sacchi arancioni si riempiono in un giorno.
La dignità delle persone, invece, va garantita ogni giorno.





