ECONOMIA - 15 novembre 2025, 09:34

Telecontact, 40 valdostani coinvolti nei 1600 trasferimenti: la solita operazione di “ramo d’azienda” firmata TIM

Una nuova esternalizzazione travolge il comparto call center: sindacati sul piede di guerra e sciopero nazionale. In Valle d’Aosta si attendono parole (e gesti concreti) dall’assessore Bertschy

Sul tavolo dell'assessore Luigi Bertschy la vertenza Telecontact

Sul tavolo dell'assessore Luigi Bertschy la vertenza Telecontact

In Valle d’Aosta non si parla certo di numeri sterminati, ma quando quaranta persone rischiano il futuro, il tema diventa immediatamente concreto, reale, tangibile. Stavolta tocca a chi lavora per Telecontact, società controllata TIM, finita al centro di un’operazione che i sindacati non hanno esitato a definire per quella che è: l’ennesima cessione di ramo d’azienda con effetto collaterale prevedibile, ovvero lo scarico degli esuberi su una nuova realtà societaria.

I 40 valdostani non sono soli. Sono 1.600 in tutta Italia le lavoratrici e i lavoratori trasferiti alla DNA Srl, una società nuova di zecca, nata—dicono le organizzazioni sindacali—con un obiettivo troppo facile da immaginare: “liberare” la casa madre dei cosiddetti eccedenti senza chiamare le cose col loro nome.

Le parole sono pesanti, e rimbalzano da Roma ad Aosta passando per Ivrea. La UILcom Piemonte–Valle d’Aosta parla di “ennesima esternalizzazione a danno dei lavoratori, costretti da anni a pagare il prezzo delle scelte industriali sbagliate del gruppo”. Non meno duro il giudizio del segretario nazionale SILC CGIL Riccardo Saccone, secondo cui l’operazione “non ha alcun senso industriale” e risponde solo a una logica di alleggerimento contabile.

TIM, però, tira dritto. Le interlocuzioni al Ministero del Lavoro non hanno prodotto aperture. E quindi la risposta arriva nelle forme più classiche della mobilitazione sindacale: sciopero nazionale lunedì 17 novembre,  astensione dal lavoro di due ore a fine turno fino al 16 dicembre, presìdi nelle città sede Telecontact: Caltanissetta, Catanzaro, Napoli, Roma, L’Aquila, Milano

Per i lavoratori della nostra regione, l’appuntamento è a Ivrea, in piazza Ferruccio Nazionale.

La vicenda è approdata anche in Parlamento grazie all’intervento dell’on. Antonino Iaria (M5S), che non ha usato giri di parole:

“Non si può continuare a spacchettare il gruppo TIM come fosse un supermercato, mentre il Governo Meloni resta fermo a guardare. Prima di qualsiasi passaggio societario servono trasparenza, numeri chiari e garanzie per chi lavora”.

Una stoccata politica evidente, che apre un dossier nazionale più che urgente: il futuro delle telecomunicazioni italiane e dei lavoratori che mandano avanti servizi essenziali, spesso con contratti e tutele al limite.

Siccome questa vicenda coinvolge persone, storie e famiglie valdostane, è naturale aspettarsi una presa di posizione istituzionale. Il riferimento è all’Assessore regionale allo Sviluppo economico e al Lavoro, Luigi Bertschy, anche vicepresidente della Regione. Domanda semplice semplice: che ne pensa? E, soprattutto: lunedì sarà accanto ai lavoratori in piazza?

Sarebbe un bel segnale, non solo simbolico. Già, perché quando di mezzo ci sono i giganti delle telecomunicazioni, troppe volte le Regioni si limitano ad allinearsi alla linea del Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro: lasciar fare ai colossi, sperando che non pestino troppo i territori.
In attesa di sviluppi, una cosa è certa: questa storia riguarda anche noi, la nostra autonomia, la nostra idea di lavoro dignitoso e di economia non subalterna. Per questo, l’appello è semplice: le istituzioni valdostane escano dal silenzio; la politica regionale difenda chi lavora, non chi delocalizza diritti. E mentre si attendono le voci dei palazzi, una voce — come scrive Valle d’Aosta Aperta — è già arrivata forte e chiara: “Esprimiamo alle lavoratrici e ai lavoratori di Telecontact tutto il sostegno e la solidarietà possibile”.

je.fe./VdA Aperta

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