ECONOMIA - 09 novembre 2025, 20:34

La patrimoniale; chi paga davvero e perché se ne parla

Il contributo sui grandi patrimoni torna al centro del dibattito: ecco cos’è, come funziona e chi sarebbe interessato

La patrimoniale; chi paga davvero e perché se ne parla

Il dibattito sulla patrimoniale è tornato in primo piano in Italia. Si tratta di una tassa che colpisce la ricchezza accumulata, non il reddito. La proposta più recente del segretario della Cgil, Maurizio Landini, prevede un contributo dell’1% sui patrimoni superiori ai 2 milioni di euro. Secondo il sindacato, questo potrebbe generare fino a 26 miliardi di euro da destinare a sanità, scuola e lavoro.

Per capire meglio: la patrimoniale non riguarda la maggior parte degli italiani. Chi possiede una casa, un piccolo conto corrente o qualche risparmio non sarebbe coinvolto. L’obiettivo è colpire solo la piccola élite di super-ricchi che controlla una parte enorme della ricchezza nazionale. In Italia, meno dell’1% della popolazione possiede più ricchezza del 70% dei cittadini messi insieme.

La patrimoniale colpisce beni immobili, conti correnti, azioni, titoli e altri asset. La proposta della Cgil è una patrimoniale straordinaria, cioè temporanea e limitata ai grandi patrimoni, pensata per generare risorse nei momenti di difficoltà economica.

Esempio pratico: se una persona ha un patrimonio netto di 3 milioni di euro, con una patrimoniale dell’1% dovrebbe versare 30.000 euro una tantum. Chi ha 1,5 milioni, invece, non pagherebbe nulla perché sotto la soglia fissata a 2 milioni di euro.

In questo modo, la misura colpisce solo chi ha di più, alleggerendo la pressione fiscale sulle classi medie e basse. Non è una tassa punitiva: è un tentativo di redistribuire la ricchezza e sostenere servizi pubblici essenziali.

La selettività è chiara: la patrimoniale riguarderebbe circa mezzo milione di persone, meno dell’1% della popolazione. Tutti gli altri, dalle famiglie con una casa di proprietà agli imprenditori con piccoli risparmi, non sarebbero interessati.

Secondo gli esperti, una misura di questo tipo non rallenterebbe l’economia, perché colpisce patrimoni già consistenti, in grado di contribuire senza compromettere il consumo o gli investimenti delle famiglie.

Il tema torna al centro dell’agenda politica quando le finanze pubbliche sono più fragili o quando cresce la distanza tra chi ha molto e chi fatica a vivere con lo stipendio o la pensione. Nel dibattito attuale, il governo di centrodestra si oppone con forza, definendo la patrimoniale “ideologica” e pericolosa per il risparmio.

Dall’altro lato, le opposizioni sottolineano che la pressione fiscale complessiva è salita al 42,8% del PIL nel 2025, il livello più alto dell’ultimo decennio, e che misure selettive sui grandi patrimoni potrebbero alleggerire il peso su chi lavora e su chi riceve una pensione modesta.

Dunque la patrimoniale è un’imposta sulla ricchezza, non sul reddito; colpisce solo patrimoni superiori ai 2 milioni di euro, meno dell’1% della popolazione; l’obiettivo è sostenere servizi pubblici essenziali e redistribuire la ricchezza, senza gravare su famiglie e lavoratori; non riguarda case di proprietà, conti correnti modesti o piccoli risparmi. Infine serve a riequilibrare il sistema fiscale in un Paese dove la ricchezza si concentra sempre più nelle mani di pochi.

red/eco

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