Succede anche questo, nel cuore di un intervento edilizio importante, su uno stabile in gran parte di proprietà pubblica. Mentre il ponteggio cresce, gli operai si muovono tra tubi e assi senza casco, qualcuno senza cinture di sicurezza. Le foto parlano chiaro: la sicurezza è la grande assente.
È un paradosso che si ripete. Quando tutto fila liscio, nessuno si accorge di nulla. Ma se accade l’imprevisto, allora si cercano i responsabili, si piangono le vittime, si organizzano commemorazioni e si promettono controlli. Intanto però, sul campo, si continua a lavorare come se fosse normale sfidare la sorte.
La legge è chiara, le norme pure: il datore di lavoro e il committente devono garantire la sicurezza, i controlli dovrebbero essere costanti e le sanzioni severe. Ma tra burocrazia, superficialità e la solita fretta di “fare presto”, la prevenzione resta spesso solo sulla carta.
Eppure, la sicurezza non è un optional e non dovrebbe mai diventare un dettaglio trascurabile, tanto più quando si parla di lavori su edifici pubblici, pagati con soldi di tutti. Un cantiere dovrebbe essere un esempio, non un cattivo modello.
Perché il vero progresso, in edilizia come altrove, non si misura solo dal risultato finale, ma dal rispetto delle persone che quel risultato lo costruiscono, ogni giorno, rischiando la vita.






