È stato presentato oggi a Domodossola il dossier “Aree protette alpine e cambiamenti climatici”, realizzato da CIPRA Italia e Federparchi, che racconta come 17 parchi alpini italiani stiano affrontando la sfida della crisi climatica attraverso progetti e strategie di adattamento concreti.
La presentazione si è svolta nell’ambito del convegno “Montagne che cambiano. Natura e parchi alla prova del clima”, organizzato con la collaborazione dell’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Ossola, dell’Associazione Musei d’Ossola e grazie al contributo della Fondazione Cariplo e del Programma Interreg Italia–Svizzera.
Il dossier mette in luce esperienze e buone pratiche che spaziano dalla gestione sostenibile delle risorse idriche alla tutela della biodiversità, dalla promozione di un turismo più consapevole al coinvolgimento attivo delle comunità locali. Le aree protette alpine emergono così come veri e propri laboratori di resilienza climatica, capaci di sperimentare soluzioni innovative e replicabili per la tutela dei territori montani.
Dalle foreste adattative al monitoraggio dei ghiacciai, dalla riqualificazione degli habitat vulnerabili alla gestione dei flussi turistici, i parchi dimostrano che è possibile costruire una nuova governance del clima, basata su cooperazione, conoscenza condivisa e partecipazione.
Tra i protagonisti figurano il Parco Nazionale Gran Paradiso, il Parco Naturale Mont Avic, le Aree Protette delle Alpi Cozie e delle Alpi Marittime, insieme a realtà come il Parco dell’Adamello, lo Stelvio, le Dolomiti Friulane e il Beigua. Il documento, spiegano i promotori, potrà essere ampliato in futuro per includere altre esperienze alpine, rafforzando la rete di collaborazione tra territori che ogni giorno vivono gli effetti della crisi climatica.
Durante il convegno, la relazione introduttiva di Antonello Provenzale (CNR), dal titolo “Montagne e cambiamenti climatici: le sfide della ricerca per i parchi alpini”, ha aperto due panel di approfondimento: il primo sugli impatti del clima su flora e fauna, con Giuseppe Bogliani (Università di Pavia), e il secondo sulla fragilità crescente della montagna di fronte agli eventi estremi, con Marta Chiarle (CNR–IRPI).
Gli interventi hanno messo in evidenza i nodi più critici: l’aumento di tempeste, frane e alluvioni con gravi danni a ecosistemi e infrastrutture; la scarsità d’acqua e la perdita di habitat umidi; la regressione dei ghiacciai e la riduzione dell’innevamento; il degrado delle foreste, colpite da incendi e parassiti; infine, le pressioni del turismo e la mancanza di risorse per l’adattamento.
«Un quadro complesso che conferma la necessità di strategie coordinate e di reti di cooperazione tra parchi, enti e comunità locali», ha spiegato Vanda Bonardo, presidente di CIPRA Italia. «Proprio per questo – ha aggiunto – il dossier raccoglie e valorizza esperienze e buone pratiche di adattamento climatico, offrendo una visione condivisa e concreta del ruolo che le aree protette possono svolgere nella costruzione della resilienza alpina».
Sulla stessa linea, Agostino Agostinelli, membro del consiglio direttivo di Federparchi, ha sottolineato: «Questa iniziativa rappresenta un passo avanti: non solo denuncia, ma azioni operative che traducono in concreto l’idea di adattamento climatico. Che siano i parchi a guidare questo percorso è un segnale positivo per l’ambiente e le comunità locali».
Il dossier sarà dunque uno strumento di cooperazione e conoscenza, aperto al dialogo tra enti, ricerca e cittadini, con l’obiettivo di condividere dati, buone pratiche e soluzioni basate sulla natura.
Il documento completo è disponibile sul sito di CIPRA Italia: www.cipra.org/it/pubblicazioni/aree-protette-alpine-e-cambiamenti-climatici.





