Le ecomafie non risparmiano nessuno, nemmeno la Valle d’Aosta. Quella che fino a pochi anni fa sembrava un’isola felice, protetta dalle sue montagne e dalla sua dimensione ridotta, oggi è attraversata da un fenomeno in preoccupante crescita. I dati del Rapporto Ecomafia 2024 di Legambiente parlano chiaro: 193 reati ambientali registrati in un solo anno, con un aumento del 164,38% rispetto al 2023, 177 persone denunciate e 4 sequestri. Numeri che, in proporzione alla popolazione e al territorio, suonano come un vero e proprio campanello d’allarme.
Non si tratta di episodi isolati o di piccoli abusi locali. Dietro questi reati ci sono spesso interessi economici, scorciatoie illegali, e — in alcuni casi — vere e proprie infiltrazioni criminali che sfruttano la scarsa attenzione e la limitata capacità di controllo di un territorio montano, apparentemente lontano dai grandi traffici.
Il rapporto di Legambiente conferma che, anche in Valle d’Aosta, il ciclo dei rifiuti e quello del cemento sono i settori più vulnerabili. Smaltimenti illeciti, abbandono di materiali pericolosi, cantieri abusivi e costruzioni in aree vincolate stanno lasciando cicatrici profonde su un territorio che vive di paesaggio e di natura.
A preoccupare non è solo la quantità dei reati, ma la rapidità con cui il fenomeno si espande, anche in aree periferiche o a bassa densità abitativa. “La presenza di reati ambientali in una regione a così alto valore naturalistico — si legge nel rapporto — dimostra quanto l’illegalità si sia ormai radicata in ogni parte del Paese, senza più confini geografici.”
Dietro le cifre ci sono responsabilità e omissioni. La riduzione dei controlli ambientali, la lentezza burocratica e la mancanza di risorse dedicate rendono difficile intercettare in tempo gli illeciti. E quando la vigilanza si indebolisce, le ecomafie si muovono più liberamente, infiltrandosi nei meccanismi degli appalti pubblici, nei cantieri, nei trasporti dei rifiuti e persino nella gestione dei materiali di scarto.
In una regione che fa della “sostenibilità” un punto d’onore, questo quadro stride con le dichiarazioni ufficiali. Ecco perché Legambiente parla apertamente di una “ferita aperta per l’ambiente e la legalità”, chiedendo più trasparenza, più vigilanza e una vera educazione civica ecologica, a partire dalle scuole.
Legambiente Valle d’Aosta, insieme a Libera e ad altre associazioni, ha intensificato le iniziative per sensibilizzare cittadini e istituzioni. Dalla campagna “Fame di verità e giustizia” ai progetti educativi come Planet, che coinvolge gli studenti attraverso strumenti interattivi e giochi di ruolo sui reati ambientali, l’obiettivo è costruire una nuova cultura della responsabilità collettiva.
“Le ecomafie si combattono non solo con le leggi, ma con la partecipazione attiva dei cittadini,” ricordano gli organizzatori del Premio Luisa Minazzi – Ambientalista dell’Anno, giunto alla sua sedicesima edizione e simbolo della resistenza civile contro l’illegalità.
La Valle d’Aosta non può permettersi di chiudere gli occhi. L’aumento dei reati ambientali non è un’anomalia statistica, ma il sintomo di un sistema fragile, dove l’attenzione istituzionale non sempre è all’altezza del valore del territorio.
Le ecomafie si nutrono del silenzio, dell’indifferenza e della mancanza di controlli. E se non si reagisce con decisione — sul piano normativo, educativo e politico — la ferita rischia di diventare permanente.
La montagna valdostana, patrimonio di biodiversità e bellezza, merita protezione vera, non solo parole. Perché ogni discarica abusiva, ogni abuso edilizio, ogni fiume inquinato non è solo un crimine contro l’ambiente: è un tradimento della legalità e del futuro di chi vive qui.





