Consiglio Valle Comuni - 07 novembre 2025, 07:05

Autonomisti a destra, testoline e contraddizioni: la Valle d’Aosta alla prova del “governo rosso-nero”

Rieletto Renzo Testolin alla presidenza della Regione: un bis con più spine che rose. Entra Forza Italia, esce il Pd, si smarcano Lega e Fratelli d’Italia. La maggioranza balla tra l’orgoglio autonomista e la tentazione del centrodestra nazionale. In aula, colpi bassi e dichiarazioni al vetriolo

Autonomisti a destra, testoline e contraddizioni: la Valle d’Aosta alla prova del “governo rosso-nero”

La Valle d’Aosta è piccola, ma il suo Consiglio regionale sembra un laboratorio politico d’Italia: esperimenti, scissioni, riconciliazioni, e un’abilità rara nel cambiare pelle senza mai cambiare giacca. Al centro del nuovo spettacolo c’è Renzo Testolin, 57 anni, volto rassicurante dell’Union Valdôtaine, rieletto presidente con 21 voti. Un bis annunciato, ma con un sapore diverso: meno “autonomista-progressista”, più “autonomista-di-destra”.

Perché la nuova maggioranza – Uv, Stella Alpina, Rassemblement Valdôtain e Azione – ha deciso di imbarcare Forza Italia e lasciare a terra l’ex compagno di viaggio Pd-Fp, sostituendo il rosso con l’azzurro. Un restyling politico che, in salsa valdostana, profuma di strategia romana.

 “Non opportunismo, ma opportunità”, ha precisato Testolin, che si è difeso con calma olimpica dalle accuse di incoerenza. La sua giunta – dice – vuole consolidare il rapporto con il Governo nazionale per difendere i dossier più caldi: Cva, statuto d’autonomia, traforo del Monte Bianco, Casinò di Saint-Vincent e Cime Bianche. Un elenco che sembra un rosario di spine.

L’idea è quella di “rafforzare l’interlocuzione con Roma”. Ma a destra non tutti l’hanno presa bene: Lega e Fratelli d’Italia restano fuori, e bruciano. “È un’occasione persa”, tuona Marialice Boldi, segretaria del Carroccio, che parla di “errore politico e strategico” e di “fine di un progetto locale coerente con quello nazionale”. Più velenoso Alberto Zucchi di Fratelli d’Italia, che parla di “necrologio della legge elettorale” e avverte: “Nessun partito, da solo, può garantire il rapporto con Roma”.

Il centrodestra valdostano, insomma, è più diviso che mai. E mentre Forza Italia festeggia la “svolta storica” (parole di Pierluigi Marquis), i cugini meloniani e salviniani affilano i coltelli e si preparano a “vigilare” sui dossier che contano, dal nuovo ospedale all’idroelettrico.

Dall’altra parte, l’ex alleato Pd-Fp mastica amaro. “Una scelta puramente politica e contraddittoria – attacca Jean-Pierre Guichardaz –. Dopo cinque anni di governo insieme, l’Union ci sostituisce con chi fino a ieri era all’opposizione. I valdostani meritavano chiarezza, non una svolta di calcolo”.

Ancora più pungente Chiara Minelli di Avs-Rete Civica, che parla di “svolta a destra senza precedenti” e accusa Testolin di forzare le norme regionali sui limiti di mandato: “Si vuole scardinare il principio del ricambio politico. L’Union ha svelato la sua vera anima: per niente progressista”.

E mentre le sinistre si leccano le ferite, il centro autonomista si divide in fazioni. Marco Carrel denuncia l’“epurazione” di Pour l’Autonomie dal gruppo degli Autonomisti di Centro, evocando una metafora calcistica degna di bar sport: “L’allenatore della Juventus ha imposto al Torino di togliere il capocannoniere. E il Toro lo ha fatto!”. Replica con tono salomonico Carlo Marzi: “Essere Autonomisti di Centro non è un timbro sulla pelle”.

Tra le macerie delle alleanze, l’unico che sorride sinceramente è Aurelio Marguerettaz, capogruppo dell’Uv, che canta vittoria: “Una maggioranza autonomista, una regione rosso-nera che vuole governare dialogando. L’accordo con Forza Italia è una base utile al dialogo nazionale”. Tradotto: una mano all’azzurro, un occhio al tricolore, e i piedi ben piantati a Saint-Rhemi-en-Bosses.

Sul fronte comunale, intanto, Raffaele Rocco, sindaco di Aosta, fa finta di niente e predica calma istituzionale: “Non cambierà nulla nei rapporti tra Comune e Regione. In fondo, l’Union c’è in entrambi i governi”. Come dire: la politica passa, le segreterie restano.

La nuova giunta Testolin bis nasce dunque tra abbracci di circostanza, malumori silenziosi e dichiarazioni solenni. Tutti parlano di “stabilità”, ma nessuno sembra crederci fino in fondo. È un equilibrio sottile, sospeso tra l’autonomismo di sempre e il vento romano del centrodestra.

La Valle d’Aosta, ancora una volta, è un microcosmo perfetto dell’Italia intera: piccole vendette, grandi ideali, e un talento innato nel costruire ponti sopra le fratture. Solo che qui, invece dei grattacieli di Roma, ci sono le montagne — e le frane arrivano più in fretta.

E Renzo Testolin, mentre si gode l’applauso di prammatica, sa che la navigazione sarà lunga. Il timone lo tiene lui, ma l’equipaggio rema ognuno per conto suo. E in politica, si sa, quando tutti remano in direzioni diverse… l’unico che resta fermo è il comandante.

piero minuzzo

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