Il presidente della Regione incaricat, Renzo Testolin, ha presentato il programma di legislatura 2025-2030 con l’entusiasmo di chi crede davvero di poter fare della Valle d’Aosta una mini-Svizzera alpina, sostenibile, resiliente e pure fossil free entro cinque anni. Una visione coraggiosa, certo, ma forse anche un po’ ottimista — diciamo che per arrivarci servirà più di una funivia.
Il documento è imponente e ben scritto: ogni pagina trasuda buone intenzioni e parole chiave da manuale dell’Europa del futuro. “Sostenibilità”, “resilienza”, “innovazione”, “coesione”, “autonomia”… mancano solo “felicità” e “gratitudine”, e il bingo è servito.
Sul serio, però, qualche merito va riconosciuto: il programma difende le specificità valdostane, rilancia la bandiera dell’autonomia, e promette un dialogo “costruttivo” con Roma per rivedere lo Statuto speciale. Che poi, tradotto, significa provare a convincere i ministeri a rispettarlo davvero — impresa degna di una nuova missione impossibile.
Interessante anche l’idea delle Zone Franche Montane e delle Zone Produttive Speciali, un po’ la versione alpina dei distretti industriali padani. L’intento è chiaro: fermare lo spopolamento e riportare vita nei comuni di montagna. Ma come sempre, tra l’annuncio e l’attuazione passa un sentiero stretto e scivoloso, specie se le risorse arrivano a passo di lumaca.
E poi c’è la parte “verde”, quella da copertina. L’obiettivo di rendere la Valle d’Aosta “fossil fuel free” entro il 2030 è bellissimo, quasi poetico. Peccato che nel frattempo si parli di nuovi collegamenti funiviari nelle Cime Bianche, che di “eco” hanno solo la pubblicità. È la solita storia: vogliamo salvare l’ambiente, ma senza rinunciare a un po’ di cemento panoramico.
Sull’economia, il programma sfiora un tasto sempre caldo: il Casinò de la Vallée e il Grand Hôtel Billia. La proposta di valutare una privatizzazione della gestione fa drizzare più di un baffo in Consiglio regionale. C’è chi parla di rilancio, chi teme tagli, e chi — più pragmatico — sospira: “Almeno che non torni a perdere”. Qui la “resilienza” sarà tutta nei conti correnti di Saint-Vincent.
Detto ciò, il documento ha anche capitoli che convincono davvero: la digitalizzazione, la formazione dei giovani, il turismo sostenibile e destagionalizzato. Ottimo l’impegno per famiglie e fragilità sociali, temi che finalmente tornano centrali. Insomma, c’è materia buona. Ma servirà un governo regionale capace di passare dalle slide alle strade, e non è un gioco di parole.
Perché il rischio, diciamolo, è di restare “resilienti e sostenibili” solo nei comunicati stampa, mentre i problemi veri — lavoro, servizi, sanità, trasporti — restano inchiodati al palo.
Il presidente ha lanciato una visione ambiziosa, e in un momento in cui la Valle rischia di chiudersi in se stessa, sognare è già qualcosa. Ma tra un obiettivo “green” e una riunione sul Casinò, un pizzico di sano realismo non guasterebbe.
Del resto, come dicono gli esperti di montagna, non basta disegnare la vetta sulla cartina: bisogna anche saperci arrivare — senza funivia, possibilmente.





