ATTUALITÀ - 05 novembre 2025, 23:33

Velina rossonera e Arcobaleno - Il giorno del “Renzopensiero”

Cronache semiserie da Palazzo regionale e non solo: indiscrezioni, frecciate e silenzi dal teatrino politico valdostano

Velina rossonera e Arcobaleno - Il giorno del “Renzopensiero”

Tra pareri, pregiudiziali e applausi a comando, la nuova legislatura parte con un déjà-vu.

Mattina del 5 novembre, Consiglio regionale in pompa magna. Fiori freschi, cravatte tirate, e quella solita aria da “primo giorno di scuola” con compiti copiati. Dopo l’elezione del Presidente del Consiglio e dell’Ufficio di Presidenza, arriva il momento clou: Aurelio Marguerettaz, capogruppo UV e cerimoniere ufficiale, si alza con voce solenne e proclama la candidatura di Renzo Testolin alla presidenza della Regione.

Applausi di circostanza, sorrisi calibrati, e subito dopo prende la parola Testolin stesso, che snocciola il suo Programma di legislatura 2025-2030 come una formula magica: “Sostenibilità ambientale, economica e sociale”. Il tutto condito con parole chiave di grande effetto — innovazione, efficienza, intesa, energia pulita, cultura, turismo destagionalizzato — insomma, il Bignami della Politica Perfetta.
Una visione talmente ampia che, a confronto, il Piano Marshall sembrava un progetto di quartiere.

E mentre il nuovo Presidente prometteva una Valle fossil fuel free, in Aula si scaldavano altri tipi di energie — quelle politiche, spesso tutt’altro che rinnovabili.

Prima che il Renzopensiero potesse spiccare il volo, Alberto Zucchi di Fratelli d’Italia-Giorgia Meloni (il nome è più lungo della pazienza dei presenti) lancia la questione pregiudiziale: “Non possiamo votare senza il parere dell’Ufficio legislativo!”.
In pratica, una richiesta di “certificato di conformità” per il candidato Testolin.

Il Presidente del Consiglio Stefano Aggravi, con la calma zen di chi ha già visto tutto, ricorda che l’elezione del Presidente è un atto politico, non un atto amministrativo. Tradotto: “Cari colleghi, non cercate scuse per rinviare — la politica si fa qui, non all’Ufficio protocolli.”

Ma Chiara Minelli (Verdi e Sinistra) non molla: rievoca interrogazioni, ritardi, silenzi e pareri discordanti. “Abbiamo tre opinioni diverse e nessuna certezza giuridica! Non si può andare avanti così!”
Insomma, la Minelli in versione “avvocata del popolo”, con l’aula che ondeggia tra noia e curiosità.

Nel frattempo, Marguerettaz interviene con il piglio del capoclasse: “Niente paura, tutto regolare! Andiamo avanti!”.
Segue Andrea Manfrin (Lega) che chiede lumi: “Ma almeno diteci quale parere vale, così evitiamo figure amministrative dopo”.
Una sorta di richiesta di libretto d’istruzioni per l’uso del voto politico.

Poi arriva Jean-Pierre Guichardaz (PD-Federalisti Progressisti), che ha perso la polytrona di assessore e con tono da notaio preoccupato spiega che “i pareri restano pareri, ma serve chiarezza per la tutela della Regione”.
Tradotto in linguaggio da bar: “Stiamo partendo con la macchina nuova, ma nessuno sa dov’è la chiave.”

Risultato? Pregiudiziale respinta. Ventuno contrari, quattordici a favore. La montagna ha partorito… una discussione.

Superato il temporale, Testolin sfodera la squadra di governo come un bravo capitano che ha appena montato il suo equipaggio:

Bertschy allo sviluppo economico e vice di bordo,

Lotto agli affari europei e montagne varie,

Girod all’agricoltura (con Speranza, di nome e di fatto),

Baccega al bilancio (l’uomo che conosce ogni centesimo),

Lavevaz alla cultura, perché un ex presidente serve sempre,

Sapinet ai lavori pubblici (dove si lavora davvero, si dice),

Marzi alla sanità (buona fortuna, Carlo),

Grosjacques al turismo, sport e commercio — praticamente tutto ciò che resta.

Un governo da manuale di continuità, con qualche variazione d’arredo.

La nuova legislatura parte così: tra pareri che non si sa di chi siano, pregiudiziali degne di una soap giuridica e proclami di sostenibilità a ogni frase.
Renzo Testolin, nel suo stile sobrio e pacato, promette equilibrio, dialogo e coerenza. L’opposizione, in compenso, promette vigilanza e… qualche mal di testa.

Nel frattempo, tra i banchi del pubblico, qualcuno mormora: “Altro che Valle fossil fuel free… qui siamo alla Valle ‘political fuel full’.”

E la Velina, prendendo appunti, chiude il taccuino con un sorriso ironico:
“La legislatura è partita. Ora resta solo da capire in che direzione va… e chi tiene davvero il volante.”

Le Cagnard Déchainé

SU