CRONACA - 02 novembre 2025, 13:00

Organi che salvano vite: l’Italia da record e il valore della donazione

Nel 2024 l’Italia si è confermata tra i primi Paesi in Europa per numero di donatori, superando Francia, Regno Unito e Germania. Crescono i trapianti e aumenta la fiducia nella rete sanitaria. Anche in Valle d’Aosta, piccoli numeri ma grande sensibilità: la cultura del dono diventa un segno di civiltà e solidarietà

Organi che salvano vite: l’Italia da record e il valore della donazione

Il 2024 è stato un anno da record per la donazione di organi in Italia. I dati diffusi dal Consiglio d’Europa e dal Centro nazionale trapianti fotografano un Paese che ha saputo fare della solidarietà una forza concreta: 29,5 donatori utilizzati per milione di abitanti, un risultato che ci colloca davanti a Francia, Regno Unito e Germania, subito dietro la Spagna, da sempre leader mondiale nel settore. In termini di trapianti, il nostro Paese è secondo al mondo per quelli di fegato e tra i primi per cuore e rene. Non è solo una questione di numeri: è il segno di una sanità pubblica che funziona, di un sistema che coinvolge medici, volontari e cittadini in un grande atto collettivo di fiducia nella vita.

Nel corso dell’anno sono stati 4.642 i trapianti realizzati, con un aumento del 3,9% rispetto al 2023. Torino, Padova e Palermo guidano la classifica nazionale, ma ogni regione, in proporzione alle proprie dimensioni, ha contribuito a costruire un modello di efficienza e umanità. Colpisce anche la crescita della donazione a cuore fermo, una procedura un tempo sperimentale che oggi rappresenta oltre il 16% del totale dei prelievi, segno di un avanzamento medico e organizzativo che pone l’Italia all’avanguardia.

Dietro i numeri, però, ci sono storie: persone che donano dopo la morte, famiglie che dicono “sì” in un momento di dolore, vite che ripartono grazie a un trapianto. Sono migliaia i pazienti ancora in lista d’attesa — oltre ottomila a fine 2024 — ma il sistema funziona e accorcia i tempi per le urgenze, dove spesso bastano pochi giorni per ricevere un organo compatibile.

Anche la Valle d’Aosta, pur con la sua piccola dimensione, partecipa a questa rete di vita. Gli ospedali regionali collaborano con i centri di riferimento del Piemonte e della Liguria, e negli ultimi anni è aumentato il numero dei cittadini che hanno espresso la propria volontà di donare. Secondo i dati del Centro nazionale trapianti, oltre il 70% dei valdostani che rinnovano la carta d’identità scelgono di registrare la propria adesione: un dato superiore alla media italiana. Un segnale importante, che racconta una comunità piccola ma matura, capace di comprendere che la donazione non è solo un gesto individuale, ma un atto di responsabilità sociale.

Aosta non ha un centro trapianti, ma ha un tessuto solidale forte: associazioni come AIDO Valle d’Aosta, volontari, operatori sanitari e famiglie che ogni anno organizzano incontri, testimonianze e campagne di informazione. È grazie a questo lavoro di prossimità che il “sì” alla donazione diventa più consapevole, meno legato all’emotività e più al valore civile della scelta.

Nel 2024, in tutta Italia, 3.165 donatori hanno reso possibile migliaia di rinascite. E se la tecnologia medica continua a fare passi avanti, la vera innovazione resta quella umana: la capacità di dire “sì” quando tutto sembra perduto. In Valle d’Aosta come a Torino o a Palermo, dietro ogni trapianto c’è una comunità che ha creduto nella vita oltre la vita.

L’Italia, oggi, è un modello in Europa. Ma la sfida non è solo mantenere i numeri: è continuare a educare alla cultura del dono, nelle scuole, nelle famiglie, negli uffici pubblici. Perché donare un organo non è soltanto un gesto medico — è una dichiarazione d’amore verso l’umanità.

pi.mi.

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