Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha analizzato con attenzione il disegno di legge di bilancio 2026 nella parte dedicata al sistema scolastico e al trattamento economico del personale docente.
Pur apprezzando l’impegno dichiarato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara, volto a sostenere la valorizzazione professionale, il testo – secondo il Coordinamento – presenta limiti strutturali nella copertura finanziaria e nell’adeguamento retributivo reale.
“Le risorse destinate ai rinnovi contrattuali non appaiono sufficienti a compensare la perdita di potere d’acquisto accumulata dal 2022, in un contesto di inflazione persistente e crescita disomogenea del PIL”, evidenzia il presidente del CNDDU, prof. Romano Pesavento.
Il differenziale retributivo con i principali Paesi dell’Unione Europea si attesta in media oltre il 25%, raggiungendo il 35% nei livelli iniziali, secondo i più recenti dati Eurydice e OCSE. In Germania e Francia, i docenti beneficiano di meccanismi automatici di rivalutazione salariale indicizzati all’inflazione armonizzata (HICP), mentre in Italia tali strumenti restano assenti.
Il CNDDU ritiene che il modello premiale basato su obiettivi di performance rischi di introdurre disuguaglianze sistemiche tra istituzioni scolastiche, senza incidere sull’equità complessiva.
“Senza una clausola di salvaguardia automatica – prosegue Pesavento – gli incrementi nominali previsti si tradurranno in un ulteriore impoverimento relativo rispetto al costo reale della vita”.
Il Coordinamento chiede che le misure illustrate dal Ministro Valditara, “pur meritorie sul piano dell’intento politico”, siano sostenute da un piano pluriennale vincolante di riallineamento ai livelli medi europei.
Tra le proposte del CNDDU figurano:
l’adozione di un coefficiente di adeguamento annuale legato all’indice dei prezzi al consumo armonizzato e ai costi abitativi urbani;
la creazione di un Fondo Nazionale di Equità Retributiva destinato al riequilibrio territoriale, con particolare attenzione alle aree interne e alle zone a rischio spopolamento.
Il Coordinamento sottolinea inoltre che la competitività della professione docente dipende non solo dalla retribuzione netta, ma anche dalla prevedibilità della carriera e dalla certezza degli scatti di anzianità.
“Occorre reintrodurre una scala di progressione lineare che riconosca la formazione continua, la responsabilità educativa e l’impegno nelle funzioni di inclusione e cittadinanza”, dichiara Pesavento.
Positivamente valutati gli interventi su formazione e innovazione digitale, ma con una precisazione:
“La formazione è un diritto e un dovere, non un compenso differito per mancate rivalutazioni economiche”.
Il CNDDU propone infine l’istituzione di un Osservatorio Nazionale permanente sulla retribuzione docente, con partecipazione di MEF, MIM, sindacati e associazioni professionali, per monitorare semestralmente il rapporto tra inflazione, costo della vita e salario medio netto, proponendo aggiustamenti tecnici in sede di Nota di aggiornamento al DEF.
“Richiamiamo l’articolo 36 della Costituzione e la Carta Sociale Europea, che sanciscono il diritto a una retribuzione proporzionata e sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa. La dignità economica del docente è il primo presidio del diritto all’istruzione”, sottolinea Pesavento.
Il Coordinamento invita quindi il Ministro Valditara e il Governo a un confronto tecnico con le rappresentanze professionali per definire un piano di equiparazione retributiva europea entro il triennio 2026–2028.
“Una legge di bilancio moderna – conclude il presidente del CNDDU – non può limitarsi al contenimento della spesa, ma deve tradurre la scuola in priorità strategica nazionale. Solo un investimento stabile nel capitale umano dell’istruzione garantirà progresso sociale, coesione territoriale e piena cittadinanza democratica.”





