Una manciata di voti. Bastano quelli per spostare un seggio, cambiare un equilibrio, modificare la geografia del prossimo Consiglio regionale. È successo dopo lo spoglio del 29 settembre, quando alla lista Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) erano stati attribuiti 3.816 voti, contro i 19.304 dell’Union Valdôtaine (UV). Risultato provvisorio: tre seggi per AVS, dodici per l’Union.
Poi, il colpo di scena.
Nei giorni successivi, “l’Ufficio elettorale regionale presso il Tribunale ha riesaminato i voti cosiddetti contestati, attribuendo un voto all’UV e correggendo tre errori materiali nei conteggi”, come precisa AVS.
Un dettaglio, ma non irrilevante: i voti dell’Union salgono a 19.308, quelli di AVS restano fermi. E così, il terzo seggio assegnato ad Andrea Campotaro scivola via, per finire nelle mani di Cristina Machet, candidata dell’Union.
Da quel momento, il sospetto si trasforma in una vera e propria contestazione.
“In una successiva verifica — spiega AVS — abbiamo appreso che tra le schede contestate figuravano anche due schede con voto di lista ad AVS e preferenze riferite a candidati comunali della medesima lista, ritenute nulle dall’Ufficio elettorale.”
La lista ambientalista e progressista non ci sta e richiama un principio chiave del diritto elettorale: il favor voti, secondo cui il voto va considerato valido ogni volta che la volontà dell’elettore è chiara.
“Abbiamo chiesto un riesame — prosegue la nota — ma l’invalidità è stata confermata, in ragione della potenziale riconoscibilità delle schede.”
Eppure, sempre secondo AVS, “in tutti gli altri casi analoghi, voti recanti preferenze per candidati comunali o addirittura inesistenti sono stati ritenuti validi ai fini del voto di lista.”
Una “evidente disparità di trattamento”, scrivono, che avrebbe avuto “effetti diretti sull’esito del voto, privando AVS del proprio terzo seggio.”
Il nodo, a questo punto, non è solo politico ma giuridico. Il principio di uguaglianza e uniformità nella valutazione delle schede sarebbe stato violato. Per questo, la lista annuncia che “la vicenda verrà sottoposta al TAR della Valle d’Aosta, affinché venga ristabilita la corretta attribuzione del seggio.”
Sul tavolo anche un problema più ampio, di sistema.
“La concomitanza tra elezioni regionali e comunali — ricordano da AVS — ha generato confusione tra le schede e le preferenze espresse, rendendo ancora più necessario applicare criteri uniformi e rispettosi della volontà dell’elettore.”
Il comunicato si chiude con un appello che suona anche come un avvertimento:
“Chiediamo massima trasparenza e coerenza nell’applicazione delle regole, a tutela della democrazia e della corretta rappresentanza degli elettori valdostani.”
Un seggio in più o in meno può sembrare una questione di numeri.
Ma in una Valle d’Aosta dove ogni voto pesa come una pietra, il dubbio sulla parità di trattamento — e sulla lettura della volontà popolare — rischia di aprire una crepa ben più profonda: quella della fiducia nelle istituzioni elettorali.





