C’è più suspense nel Palazzo regionale che in una puntata di Beautiful girata sotto il Monte Bianco.
Il parere del costituzionalista Nicola Lupo è arrivato come una grazia papale: Renzo Testolin e Luigi Bertschy possono tornare in Giunta. Ineleggibili? No, solo rieleggibili per grazia accademica, come direbbe qualcuno nei corridoi.
La nota “pro veritate” del professore romano – letta, ruminata e infine sbandierata ai quattro venti dall’Union – suona come la campanella di inizio partita per il nuovo governo regionale. E Testolin, con le sue 3.808 preferenze, si avvia a un bis quasi scontato. “Premiamo chi ha più voti”, ripetono come un mantra nelle sezioni del Mouvement, dove però qualcuno – con la bocca piena di tegole e sguardo furbo – mormora che il vero premio sarà decidere chi resta fuori.
Coalizione? L’Union pensa in casa: Uv, Autonomisti di Centro. Un 19 su 35 che basterebbe per partire. Poi, magari, un “soccorso rosso” del Pd, utile per dare un tocco europeista e qualche poltrona di contorno o un soccorso azzurro di Forza Italia.
Intanto, tra le voci che girano come le folate di ottobre, si scommette su una riconferma quasi totale della coppia Testolin-Bertschy, con la possibilità di un assessorato tecnico all’ambiente (una figura vicina al mondo accademico valdostano, dicono) e qualche cambio tattico ai Trasporti.
C’è chi giura che Finaosta tornerà ad avere un ruolo centrale nella strategia economica, e che il nuovo assetto punterà a un governo più discreto ma più blindato. “L’importante è che non si parli di rivoluzione — confida un consigliere autonomista — ma di continuità controllata. Traduzione: cambiare tutto per non cambiare nulla.”
Nel frattempo, nel capoluogo, Girardini non si arrende. Dopo i 15 voti di differenza al ballottaggio, promette ricorso al Tar: “Non per me, per la democrazia”, dice. Ma ad Aosta tutti sanno che il tarlo del “quasi sindaco” rode più delle schede nulle. Qualcuno in piazza Deffeyes ironizza: “Ha perso per quindici voti e ora vuole vincere ai punti.”
Dietro le quinte, si vocifera di una spaccatura latente nel blocco autonomista, con vecchi malumori mai del tutto sopiti tra la corrente “testoliniana” e quella più vicina a Chatrian, che guarda con interesse alle mosse del Pd.
Un consigliere di lungo corso, intercettato all’uscita della Cave, ha sussurrato: “Più che una giunta, sarà un condominio. E in Valle, si sa, gli amministratori di condominio durano meno degli inverni.”
L’atmosfera? Quella del “tutti amici, ma ognuno con la mano sul coltello”.
Le consultazioni proseguono, i telefoni squillano e il francese resta – ça va sans dire – facoltativo.





