Credo che in questi giorni gli opinionisti avranno molto da scrivere sul risultato delle votazioni del Comune di Aosta, anche in considerazione del fatto che pare che la lista vincitrice non abbia dei numeri da primato mondiale.
Anzi, si parla ad oggi di soli quindici voti di differenza tra le due liste. Se fosse stata una competizione sportiva, potremmo parlare di millesimi di secondo tra il primo e il secondo: roba da mettere persino in dubbio l’esattezza del fotofinish. Conta il naso, la punta del piede o i lacci delle scarpe?
Ma tanto per capire di cosa parliamo, non possiamo certo dimenticare i dati di partenza, per fare poi tutte le sacrosante disquisizioni in merito. Per cui, calcolatrice alla mano, iniziamo con i maledetti numeri e facciamo quattro analisi.
Alle elezioni comunali di Aosta del 2025, nella prima tornata elettorale del 28 settembre, hanno votato 16.480 elettori, pari al 57,64% degli aventi diritto.
Al ballottaggio per l’elezione del sindaco, svoltosi il 12 ottobre, hanno votato 13.071 elettori, pari al 45,7% degli aventi diritto. Quindi abbiamo un 11,7% in meno di affluenza, che equivale a circa 3.344 elettori in meno rispetto alla prima tornata.
La domanda viene spontanea: chi sono questi 3.400 elettori in meno? Elettori delusi? Forse. Ma perché? Delusi da cosa?
Andiamo per ordine. Nella prima tornata, su un totale di 28.590 aventi diritto al voto, ben 12.110 non sono andati a votare, e già questo fa riflettere. Anche perché a questi vanno aggiunti circa 580 elettori che non si sono espressi con schede bianche o nulle.
Nella prima tornata Rocco ha ricevuto 7.215 voti e Girardini 6.805. Al ballottaggio Raffaele Rocco ha ricevuto 6.420 voti, mentre Girardini ne ha ottenuti 6.405.
Di primo acchito direi che chi ha perso di più è stato Rocco, che in poco tempo ha lasciato per strada 795 voti, mentre Girardini ne ha persi 385.
Adesso possiamo partire con tutte le analisi e congetture possibili.
La prima, scottante, è che i voti di sinistra di Rete Civica, AVS e Aosta Aperta, che dovevano consolidare la candidatura di Rocco, non ci sono praticamente stati. Qualcuno di sinistra potrebbe obiettare che non è così e che probabilmente le cause sono altre. Tipo la certezza di aver vinto da parte di Union Valdôtaine e PD, per cui molti hanno pensato: “Sto a casa, tanto abbiamo vinto alla grande, visto che adesso ci votano anche quelli che sono stati eliminati dalla corsa al primo turno”.
Altri potrebbero scaricare la colpa della poca affluenza sulla destra che, forse consapevole che i giochi erano fatti e che per la lista di Rocco sarebbe stata una marcia trionfale, se n’è rimasta a casa.
Il gioco si può però ribaltare, e qualcuno potrebbe dire malignamente che i primi a non andare a votare siano stati proprio quelli che, in entrambe le liste, erano già fuori dai giochi delle poltrone.
Dico questo per un pettegolezzo da bar, dove un avventore — che forse a causa di un bicchiere di troppo — si è fatto scappare la battuta: “Che vado a votare? Tanto io sono già fuori”.
Infatti, consideriamo che nelle 27 liste presenti alle votazioni c’erano circa 790 persone: tante, se pensiamo che i posti sono 32.
Ma a prescindere dai numeri nudi e crudi, dalle congetture, dai possibili capovolgimenti e dalle fantomatiche ricostruzioni, c’è un dato certo: difficilmente i mal di pancia si placheranno con la sentenza su chi guiderà la città.
Perché tutti ormai sappiamo quanto siano precari certi equilibri politici, e sono certo di non sbagliare: cammin facendo, ne vedremo delle belle.





