«Il clima di classe non è un accessorio, ma la vera infrastruttura del successo educativo» – afferma il prof. Romano Pesavento, presidente del Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), richiamando l’attenzione sull’urgenza di ripensare il modo in cui si vive la scuola. Non si tratta di “convivenza civile” in senso retorico, ma di un lavoro quotidiano, consapevole e strutturato che coinvolge l’intera comunità scolastica.
Secondo il CNDDU, il clima di classe è un fattore determinante per l’efficacia della didattica e per il benessere degli studenti. Gli studi più recenti indicano che «nelle classi dove prevalgono cooperazione, ascolto attivo e supporto emotivo, i comportamenti aggressivi si riducono del 28% e la motivazione intrinseca cresce di oltre il 30%». Al contrario, ambienti segnati da conflitti non gestiti o isolamento producono disaffezione, dispersione e fenomeni di bullismo, come conferma anche l’ultimo rapporto INVALSI.
«Il clima di classe non è un fatto casuale», prosegue Pesavento, «ma il risultato di pratiche costanti che favoriscono partecipazione e responsabilità». Alcune scuole di Milano e Bologna, che hanno introdotto laboratori cooperativi e sessioni di peer learning, hanno registrato un aumento della partecipazione alle attività didattiche fino al 25%, insieme a una significativa riduzione della conflittualità.
Le ricerche in psicologia positiva confermano che empatia, autoregolazione e riconoscimento delle emozioni sono determinanti per costruire comunità inclusive. «Un docente che promuove ascolto e confronto – sottolinea il CNDDU – non trasmette solo contenuti, ma abilità di vita, resilienza e senso civico».
Oggi, più che mai, il Coordinamento invita le scuole a «investire in strategie basate su ricerca educativa e monitoraggio continuo del clima», perché solo un ambiente che integra attenzione socio-emotiva, cooperazione e partecipazione reale può trasformare gli studenti in cittadini consapevoli.
«La scuola non è un contenitore di informazioni, ma un ecosistema di relazioni e crescita», conclude Pesavento. «Investire in ascolto, mentoring e progettazione condivisa significa formare cittadini resilienti e capaci di affrontare le sfide di un mondo complesso e interconnesso. È tempo che la scuola torni a essere, davvero, un laboratorio di diritti umani e di umanità».





