CULTURA - 04 ottobre 2025, 10:26

Mielivres, la dolcezza della cultura tra natura e ambiente

Dal 17 al 19 ottobre 2025 Châtillon ospita la terza edizione del “Festival de la Nature et de l’Environnement”: libri, incontri, degustazioni e riflessioni sul rapporto tra uomo e territorio, con il miele come simbolo identitario e narrativo

Edizione 2024

Edizione 2024

Châtillon torna a indossare i panni di capitale della natura e della cultura con la terza edizione di Mielivres – Festival de la Nature et de l’Environnement, che dal 17 al 19 ottobre 2025 animerà il cuore del paese con un ricco intreccio di appuntamenti letterari, laboratori, incontri e degustazioni.
Un festival che in pochi anni si è consolidato come punto di riferimento non soltanto per gli appassionati di apicoltura e sostenibilità, ma anche per chi cerca un luogo di dialogo tra tradizione e contemporaneità, tra storie scritte e sapori autentici.

Il miele, alimento simbolo del territorio e filo conduttore della manifestazione, diventa metafora di un sapere dolce e stratificato, capace di unire la memoria delle generazioni passate con le sfide ambientali del presente. “Mielivres” non si limita infatti a presentare libri, ma offre uno spazio di confronto dove la letteratura incontra la scienza, la memoria popolare si intreccia con l’immaginazione e la cucina si trasforma in gesto culturale.

Il programma

Venerdì 17 ottobre – L’apertura e la notte delle stelle

La rassegna si apre al Centro d’incontro del Palazzo comunale con i saluti istituzionali (ore 20.45) e subito entra nel vivo: Debora Bocchiardo presenta Invisibile, storia di una donna che affronta la vita con resilienza (ore 21.00). Segue Guido Cossard con Come in cielo così in terra, un viaggio tra le coppelle e le costellazioni che lega archeologia e astronomia (ore 21.30). La serata si chiude con la degustazione della “Buona Notte” a cura dell’Unione Cuochi Valle d’Aosta (ore 22.00).

Sabato 18 ottobre – Identità, storie e natura

Il pomeriggio porta sul palco voci diverse, tra narrativa e saggistica. Si parte alle 15.00 con Sergio Volcan e il volume Insieme si può. Voci del disagio mentale, seguito da Oscar Torretta che indaga l’identità collettiva in Essere valdostani 2025 (ore 15.30).
Alle 16.00 William Loiodice affronta il tema spirituale con L’Angelo custode finzione o realtà, mentre alle 16.30 Elisa Spina presenta ai più piccoli La storia di Topin-Ambur, illustrata da Annie C. Roveyaz.
Alle 17.00 Antonio Albace porta il pubblico nel romanzo La mucca di Napoleone, un intreccio di storia e fantasia. Segue Cristina Barè con Passeggiando per Cogne tra natura, leggende e fede (ore 17.30), moderata da Corrado Ferrarese.
Alle 18.00 anteprima di Simona Vogliano, che conduce in Valchiusella con un racconto di resistenza ambientale, e alle 18.30 Ezia Bovo chiude la giornata con I 17 Conti di Challant, viaggio tra nobiltà e vicende valdostane.

Domenica 19 ottobre – Tra memoria e leggende

La giornata conclusiva si svolge nella Sala Paolo Chasseur del Palazzo comunale. Si parte alle 15.00 con Patrick Thuegaz e la memoria dei Vigili del fuoco volontari di Issogne in La memoria che non brucia.
Alle 15.30 Simone Perron invita a guardare il presente con occhi ribelli in Sguardi nell’abisso, mentre alle 16.00 il Circolo del Calamaio presenta l’antologia Sorgenti emotive.
Alle 16.30 è la volta di Châtillon si racconta 2, che raccoglie le voci della comunità con la consegna degli attestati agli autori.
Il pomeriggio prosegue alle 17.30 con due giovani autori, Federico Mantegari e Davide Giglio Tos, che spaziano dal mistero medievale de Il segreto dei Treves al complotto romano di LIX a.C.. Modera Isabella Pivot.
Alle 18.00 Laurent Sarteur accompagna i lettori nel Medioevo con Il Tesoro di Calvino, e alle 18.30 Ezio Emerico Gerbore chiude con Donne e uomini nella tempesta, un’indagine storica sulla stregoneria in Valle d’Aosta.
Gran finale alle 19.00 con l’aperitivo curato dall’Unione Cuochi Valle d’Aosta, dove la convivialità diventa l’ultimo atto del festival.

Con “Mielivres” Châtillon si propone come un laboratorio culturale a cielo aperto, in cui il miele non è soltanto prodotto identitario, ma diventa metafora di lentezza, cura e armonia con l’ambiente. Una dolcezza che non si limita al palato, ma si trasforma in narrazione, riflessione e futuro condiviso.

je.fe.

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