Settembre a Saint-Vincent si chiude con un bilancio che lascia più di una perplessità. L’incasso complessivo della Casa da gioco è stato di 5.505.634 euro, con uno scostamento negativo di quasi 300 mila euro rispetto allo stesso mese del 2024. Non un tracollo, certo, ma nemmeno il segnale di rilancio che la proprietà e la politica valdostana vorrebbero raccontare.
A guardare i dettagli, il quadro si fa ancora più spigoloso. Le slot machine, che continuano a rappresentare il cuore degli introiti, hanno garantito oltre 3,5 milioni (+282 mila euro). Un segnale positivo? Forse. Ma a fare da contraltare è il dato dei giochi da tavolo, che con 1,97 milioni registrano un crollo di oltre mezzo milione (-576 mila). Tradotto: meno roulette e chemin de fer, più pulsanti da premere davanti a una slot.
Gli ingressi di settembre sono stati 23.800, appena 288 in più rispetto all’anno precedente. Un passo in avanti microscopico, che difficilmente può cambiare la percezione di una casa da gioco che, pur mantenendo una sua clientela affezionata, fatica a rinnovarsi davvero.
Il progressivo annuo racconta una storia migliore: 57,5 milioni nei primi nove mesi del 2025, con un incremento di 3,6 milioni sul 2024. Numeri che, però, vanno letti con attenzione: le slot hanno incassato 32,5 milioni, i tavoli 25 milioni. Il sorpasso è netto e strutturale, e solleva un interrogativo: il Casinò di Saint-Vincent è ancora un tempio del gioco di classe o è ormai diventato una sala slot di lusso?
Sul fronte alberghiero, il Grand Hotel Billia segna un segnale positivo. A settembre le vendite dirette hanno portato 634 mila euro (+167 mila sul 2024) e nei primi nove mesi 5,7 milioni (+1,28 milioni). L’occupazione media delle camere, però, si ferma al 50%: un numero che, in un settore turistico competitivo come quello alpino, difficilmente può essere definito un successo.
Resta allora l’impressione di un sistema che “tira avanti” grazie alle slot e al contenitore alberghiero, ma che fatica a ritrovare l’anima di un tempo. Il Casinò della Vallée era stato definito la “Montecarlo delle Alpi”: oggi, guardando i numeri, sembra piuttosto una macchina che macina incassi senza un vero progetto culturale e turistico di respiro europeo.





