Il voto 2025 in Valle d’Aosta ridisegna il quadro con una chiarezza brutale: vince l’Union Valdôtaine, torna centrale e occupa quasi un terzo del Consiglio. È un risultato che azzera i sogni di conquista dei partiti nazionali e che smonta, in particolare, la narrativa di Alberto Zucchi. Il leader di Fratelli d’Italia, che aveva rivendicato la presidenza della Giunta con toni trionfali, esce ridimensionato: i suoi 4 seggi sono appena un gradino sopra la sopravvivenza politica, non certo la base per un governo.
La Lega non se la passa meglio: con 3 consiglieri, è l’ombra di sé stessa rispetto alle stagioni in cui dominava la scena. È la conferma che la stagione del salvinismo in salsa valdostana si è conclusa.
Il PD e i Federalisti Progressisti deludono: 8% e 3 seggi sono poca cosa per chi sperava di rappresentare un’alternativa progressista credibile. A sinistra, Alleanza Verdi Sinistra si salva con 3 seggi, mantenendo un presidio ma senza reali possibilità di incidere.
La vera sorpresa è la doppia:
Autonomisti di Centro al 14% con 6 seggi: un risultato che li accredita come partner strategici dell’Union.
Forza Italia oltre il 10% e con 4 seggi: un ritorno in auge che pochi avevano previsto, e che potrebbe risultare decisivo nello scacchiere delle alleanze.
Le liste civiche minori (Valle d’Aosta Aperta e Futura) restano fuori, segno che l’elettorato ha voluto polarizzare il voto sui soggetti più strutturati.
Alle urne si sono presentati 65.014 valdostani su 103.223 aventi diritto (62,98%). Un’affluenza in calo rispetto ad altre tornate, ma comunque significativa. Schede bianche e nulle insieme superano il 7%, segno di un malessere diffuso o di un voto di protesta silenziosa.
Il voto 2025 in Valle d’Aosta ridisegna il quadro con una chiarezza brutale: vince l’Union Valdôtaine, torna centrale e occupa quasi un terzo del Consiglio. È un risultato che azzera i sogni di conquista dei partiti nazionali e che smonta, in particolare, la narrativa di Alberto Zucchi. Il leader di Fratelli d’Italia, che aveva rivendicato la presidenza della Giunta con toni trionfali, esce ridimensionato: i suoi 4 seggi sono appena un gradino sopra la sopravvivenza politica, non certo la base per un governo.
La Lega non se la passa meglio: con 3 consiglieri, è l’ombra di sé stessa rispetto alle stagioni in cui dominava la scena. È la conferma che la stagione del salvinismo in salsa valdostana si è conclusa.
Il PD e i Federalisti Progressisti deludono: 8% e 3 seggi sono poca cosa per chi sperava di rappresentare un’alternativa progressista credibile. A sinistra, Alleanza Verdi Sinistra si salva con 3 seggi, mantenendo un presidio ma senza reali possibilità di incidere.
La vera sorpresa è la doppia:
Autonomisti di Centro al 14% con 6 seggi: un risultato che li accredita come partner strategici dell’Union.
Forza Italia oltre il 10% e con 4 seggi: un ritorno in auge che pochi avevano previsto, e che potrebbe risultare decisivo nello scacchiere delle alleanze.
Le liste civiche minori (Valle d’Aosta Aperta e Futura) restano fuori, segno che l’elettorato ha voluto polarizzare il voto sui soggetti più strutturati.
Sul piano dei voti di lista e dei seggi:
Union Valdôtaine: 19.304 voti (31,97%) – 12 seggi. È il ritorno in grande stile, un risultato che non si vedeva da oltre un decennio.
Autonomisti di Centro: 8.483 voti (14,05%) – 6 seggi. Una sorpresa positiva: diventano il secondo polo autonomista.
Forza Italia – Insieme Ensemble – La Renaissance: 6.066 voti (10,05%) – 4 seggi. Buona performance, inattesa da molti.
Fratelli d’Italia: 6.634 voti (10,99%) – 4 seggi. Risultato modesto, viste le ambizioni.
Lega Vallée d’Aoste: 5.062 voti (8,38%) – 3 seggi. Sopravvive ma perde lo slancio del passato.
PD – Federalisti Progressisti VdA: 4.854 voti (8,04%) – 3 seggi. Una delusione, al di sotto delle aspettative.
Alleanza Verdi Sinistra: 3.816 voti (6,32%) – 3 seggi. Risultato dignitoso, restano in Consiglio.
Valle d’Aosta Aperta: 3.359 voti (5,56%) – 0 seggi. Bocciati, fuori dal Consiglio.
Valle d’Aosta Futura: 2.800 voti (4,64%) – 0 seggi. Anche loro restano esclusi.
Totale: 35 seggi distribuiti tra 7 liste; due formazioni (Aperta e Futura) fuori gioco per mancato quorum.
Il trionfo Union: con il 32% e 12 consiglieri, l’Union torna a essere il baricentro della politica valdostana. È il primo vero partito della Regione e può permettersi di dettare i tempi.
Autonomisti di Centro: partiti quasi in sordina, hanno raccolto un 14% che li accredita come interlocutori fondamentali per la formazione della Giunta.
Il flop di Zucchi e FdI: Alberto Zucchi aveva rivendicato apertamente la presidenza della Giunta, ma con poco più del 10% e solo 4 seggi la sua leadership ne esce ridimensionata. La “presa” meloniana sulla Valle resta limitata.
La Lega in caduta: dal 37% di qualche anno fa agli attuali 8,3%. Tre seggi, nessuna velleità di guida.
Il PD delude: nonostante le ambizioni di ricostruire un’area progressista forte, rimane fermo all’8% e conquista solo 3 seggi.
Forza Italia resiste: al contrario, FI stupisce con un 10% abbondante e 4 seggi. Un risultato che la rende decisiva in alcuni scenari di maggioranza.
Le liste escluse: Valle d’Aosta Aperta e Valle d’Aosta Futura non raggiungono il quorum. Una frattura che riduce la rappresentanza civica.
L’Union ha 12 seggi, ma per governare serve arrivare a 18 consiglieri. Quindi sono necessarie alleanze.
Scenario autonomista “puro”
Union (12) + Autonomisti di Centro (6) = 18 seggi.
Una maggioranza stretta ma autosufficiente. Politicamente coerente, ma fragile nei numeri: ogni assenza in aula può pesare.
Scenario autonomista allargato
Union (12) + Autonomisti di Centro (6) + Forza Italia (4) = 22 seggi.
Una maggioranza solida, con dentro FI come partner esterno o junior partner. Questa opzione darebbe all’Union stabilità, ma porrebbe interrogativi sull’identità autonomista.
Scenario centro-autonomista-progressista
Union (12) + Autonomisti di Centro (6) + PD (3) = 21 seggi.
Maggioranza stabile, ma con il PD che però arriva indebolito dal voto. Potrebbe avere un ruolo di comparsa più che di protagonista.
Ipotesi trasversale
Union (12) + FI (4) + PD (3) + eventuale alleanza con AVS (3).
Un arco largo, “consociativo”, che garantirebbe stabilità (22-23 seggi) ma rischierebbe di apparire come un compromesso senza identità.
Il voto ha ridisegnato la geografia valdostana:
Il centrodestra nazionale (FdI + Lega + FI) nel complesso raccoglie 11 seggi, ma diviso e senza guida.
L’area progressista (PD + AVS) resta minoritaria con 6 seggi.
L’area autonomista (Union + Autonomisti) da sola ha 18 seggi, cioè la maggioranza aritmetica.
Il punto politico è se Union e Autonomisti sceglieranno di governare da soli (rischiando instabilità) o di aprire a un alleato di garanzia. Qui entra in gioco Forza Italia, che con i suoi 4 seggi può diventare il “padrone della bilancia”.
Il voto 2025 in Valle d’Aosta ridisegna il quadro con una chiarezza brutale: vince l’Union Valdôtaine, torna centrale e occupa quasi un terzo del Consiglio. È un risultato che azzera i sogni di conquista dei partiti nazionali e che smonta, in particolare, la narrativa di Alberto Zucchi. Il leader di Fratelli d’Italia, che aveva rivendicato la presidenza della Giunta con toni trionfali, esce ridimensionato: i suoi 4 seggi sono appena un gradino sopra la sopravvivenza politica, non certo la base per un governo.
La Lega non se la passa meglio: con 3 consiglieri, è l’ombra di sé stessa rispetto alle stagioni in cui dominava la scena. È la conferma che la stagione del salvinismo in salsa valdostana si è conclusa.
Il PD e i Federalisti Progressisti deludono: 8% e 3 seggi sono poca cosa per chi sperava di rappresentare un’alternativa progressista credibile. A sinistra, Alleanza Verdi Sinistra si salva con 3 seggi, mantenendo un presidio ma senza reali possibilità di incidere.
La vera sorpresa è la doppia:
Autonomisti di Centro al 14% con 6 seggi: un risultato che li accredita come partner strategici dell’Union.
Forza Italia oltre il 10% e con 4 seggi: un ritorno in auge che pochi avevano previsto, e che potrebbe risultare decisivo nello scacchiere delle alleanze.
Le liste civiche minori (Valle d’Aosta Aperta e Futura) restano fuori, segno che l’elettorato ha voluto polarizzare il voto sui soggetti più strutturati.
La partita della Giunta
Il nuovo Consiglio ha un dato chiave:
Union + Autonomisti di Centro = 18 seggi, cioè la maggioranza minima.
Questa è la soluzione più coerente, ma rischia di essere fragile: ogni assenza in aula può trasformarsi in un problema.
Ecco perché le opzioni in campo sono tre:
Maggioranza autonomista stretta: Union + Autonomisti (18 seggi). Politicamente pulita, numericamente traballante.
Maggioranza autonomista allargata: Union + Autonomisti + Forza Italia (22 seggi). Solida e blindata, con FI che si propone come garante esterno.
Maggioranza centro-autonomista-progressista: Union + Autonomisti + PD (21 seggi). Soluzione possibile, ma il PD arriva troppo indebolito per rivendicare ruoli di peso.
Il fattore Forza Italia è la vera variabile. Se deciderà di sostenere l’Union, potrà ambire a posti di governo e riequilibrare il peso del centrodestra, lasciando FdI e Lega all’opposizione.





