Aosta non resta in silenzio. Circa 250 persone hanno risposto questa mattina all’appello dello sciopero generale per Gaza, riempiendo piazza Chanoux di voci, cartelli e bandiere. Una manifestazione che ha avuto al centro i giovani, soprattutto studenti, determinati a ribadire che ciò che accade in Medio Oriente riguarda anche le nostre coscienze.
“L’obiettivo di questo sciopero – racconta Deborah Baisotti, una delle manifestanti – è dire basta: c’è un genocidio in corso. Chiediamo l’immediata cessazione del conflitto, ma soprattutto diciamo basta alle armi, basta al riarmo”.
Tra gli slogan, uno risuonava più degli altri: “Blocchiamo tutto”. Un grido che non vuole fermare la vita quotidiana, ma il meccanismo perverso che alimenta guerre e profitti sulle spalle di civili innocenti. In particolare, la protesta di Aosta – come quella di tante piazze italiane – ha puntato il dito contro le politiche del governo di Benjamin Netanyahu, responsabile di una strategia militare che la comunità internazionale fatica a condannare con chiarezza.
Distinguere è fondamentale: non è Israele, come popolo o nazione, a essere messo sotto accusa, ma l’attuale leadership politica, che in nome della sicurezza perpetua un conflitto senza sbocco, facendo pagare un prezzo altissimo ai palestinesi di Gaza. La solidarietà espressa oggi in piazza è stata netta: vicinanza al popolo palestinese, rifiuto di ogni forma di antisemitismo e allo stesso tempo critica radicale verso un governo che sembra voler soffocare ogni prospettiva di pace.
L’immagine della piazza valdostana, giovane e colorata, merita di essere letta come un segnale incoraggiante. In una regione spesso raccontata come “periferica”, la manifestazione dimostra invece che c’è un tessuto civile capace di collegarsi ai grandi temi internazionali e di farlo con consapevolezza, evitando facili semplificazioni.
La Valle d’Aosta non è rimasta a guardare: ha scelto di schierarsi, senza ambiguità, per chi oggi vive sotto le bombe. E lo ha fatto con la forza delle parole e delle idee, chiedendo pace, giustizia e la fine del commercio delle armi. In un mondo che sembra assuefatto alle guerre infinite, vedere studenti e cittadini riuniti per Gaza è un messaggio forte: anche da una piccola piazza di montagna può partire un segnale universale di umanità.





